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Emilio Praga Trasparenze IntraText CT - Lettura del testo |
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7 - ALLA DUCHESSA E. L. (Terror et Pietas)
Duchessa, l'epigrafe del vostro blasone par scritta da un angelo mutato in leone... il motto al mio genio Dio forse avea dato, ma l'uom l'ha graffiato, non leggesi più!
E ho già la vertigine, e ho già la canizie, e sento l'esercito dell'ore propizie che lungi perdendosi, velati i tamburi, nei tramiti oscuri mi lascia quaggiù.
Ma Voi, la fantastica che amate il mio canto, che avete nell'anima di tergergli il pianto, di alzarlo sui vertici, di dirgli : Coraggio! di accenderlo al raggio dei nobili amor!...
Voi piena di fascini, voi piena di azzurro, voi fate i miracoli col vostro susurro... mi sento ancor giovane per dirvi gentile, per darvi l'aprile ritorno cantor.
Parlate e, progenie di giorni dispersi, al vostro ginocchio cadranno i miei versi; parlate, e le imagini verran dalle stelle per farsi più belle tra i vostri doppier! …………………… …………………… …………………… Volete la cantica del bruno castello, del paggio, del monaco, del pio menestrello?... Le facili istorie del vecchio Turpino mi fan cittadino del tempo che fu!
Volete travolgervi tra gli elfi, tra i gnomi? Di tutte le silfidi so i piccoli nomi; da pari mi trattano le streghe e le fate, mi accordano occhiate, mi danno del tu.
Vi piaccion le musiche dei chioschi orientali? Ne ho chiuse nell'anima le note fatali; son rose, son mammole che Voi preferite, son perle rapite nei ceruli mar ?...
Conosco i bei margini, conosco le spiaggie, le grotte, delizia dell'erbe selvaggie, le cime diafane, le glauche scogliere: ché all'albe e alle sere le ho viste brillar!
Volete la nenia dei fulvi ragazzi che a Noli riposano sui bianchi terrazzi? Si spande per l'aria, dal cedro alla palma, sì mesta, si calma che sembra un sospir.
La sente, e soffermasi la donna che reca le olive al suo burchio nell'anfora greca; e a notte, dal tacito pendìo che le ascose, le coppie amorose si veggon redir!
Parlate, sia gemito, sia riso, sia pianto, se è vostra elemosina, se è vostro il mio canto, duchessa, avrà l'iridi, l'ebbrezze e i tesori di tutti gli amori, di tutte le fé.
E quando, dai fulgidi sentier ricaduto, riavranmi le tenebre, attonito e muto, né in mezzo al tripudio che Iddio vi mantenga, più voce non venga che parli di me!...
quel dì sarà il premio, sarà la mia gloria, se i mesti fantasimi tornando a memoria, che in voi si animarono, serafica creta, trovato il poeta del tempo che fu,
direte: l'epigrafe che m'orna il blasone par scritta da un angelo mutato in leone... il motto al suo genio Dio certo avea dato, ma l'uom l'ha graffiato, non leggesi più! Febbraio 1866.
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