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Emilio Praga
Tavolozza

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  • 3 - I PESCATORI NOTTURNI
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3 - I PESCATORI NOTTURNI

 

Vengono al mar quando la luna accende

per gli spazi tranquilli il mesto vel;

vengono al mar quando la nebbia stende

le bianche braccia e lo congiunge al ciel!

 

Quando il vecchio oceàno i vecchi amori

lento alterna alla spiaggia, e stanco par:

quasi amante assopito ai primi albori,

e a cui men bella la compagna appar!

 

Portan la vela lacerata ai venti,

come stendardo che in battaglia erró;

portano remi e canapi stridenti,

che il nerbo delle braccia affaticò;

 

e sulla tolda silenziosa e bruna

restan le lunghe notti ad aspettar:

ad aspettar sotto la fredda luna

che il pan dell'indomani apporti il mar!

 

Che flebile armonia

tra la spuma del mar fosforescente:

che amor, che leggiadria,

nel pelago al lunar raggio lucente!

 

La volta è pur serena,

la luna senza vel, l'onde festanti!

Se sia la rete piena,

chi potrà dirlo ai pescator vaganti?

 

Ché forse alcun fra i miseri,

un pensoso vecchietto,

passando innanzi a una chiesetta bianca

il povero berretto

scordò levarsi dalla testa stanca;

 

forse mettendo il ruvido

piè gocciolante a bordo,

scordò l'un d'essi il segno della croce;

forse un nocchier balordo

mentre un prete parlava alzò la voce;

forse hanno i mozzi striduli

deriso il sagrestano

pel suo cencioso ferraiuol turchino,

o urtato in fallo il nano

che canta i salmi al muro del cammino;

 

e Dio, travolto in collera,

forse soffiò sul mare,

e avvisò i pesci di fuggir le reti!

Le fitte reti care,

che doman gronderanno alle pareti.

 

Assisi alla sponda

del fragil barchetto,

cullati dall'onda,

si battono il petto,

se possa aver grazia

l'incerto peccar!

- E intorno rispondono

le note del mar. -

 

Se a mille i prigioni

le reti daranno,

se eletti, se buoni

gli avvinti saranno,

copiose promettono

candele all'altar!

- E intorno rispondono

le note del mar.-

 

Ma spira già il vento,

s'appressa l'albore,

dell'astro d'argento

già il raggio si muore,

e i mozzi, a quel pallido

riflesso lunar

le membra stirandosi,

si specchiano in mar.

 

La nebbia nasconde

la casa adorata,

nascondono l'onde

la preda aspettata;

sperando vegliarono,

sperando pregár :

il sole già librasi

sui solchi del mar!

 

E lungo il mar che palpita

si aggruppano le spose e i fanciulletti;

già spuntano i barchetti,

e già le note gonne,

le cuffie delle nonne,

come le ali di ronzanti insetti,

appaion lunge ai veleggianti cari.

 

Alla mesta famiglia

che al lido ste' in attesa lungamente

della diletta gente,

oh come dolce è il giorno,

e il vento del ritorno!

Del raccoglier le vele è sorto il grido;

canta la ghiaia sotto ai remi impàri.

 

E non lungi, fra i portici

del cimitero, un salmodiar si sente;

è il cantico stridente,

il rantolo del nano,

che a buon momento, piano

stuzzica alla pietà la lieta gente

e i pescator nella sua rete adduce!

 

I reduci distendono

l'umide reti; e i pesci entro la maglia,

che fra i sassi s'incaglia,

muoiono saltellando,

e squame seminando :

la dolce vista i pescatori abbaglia

più del lucro promesso... e che non luce!

 

Il lucro è rame, povere

monete, che dei pesci hanno l'odore.

Vegliarono tant'ore

per pochi soldi appena,

ed una scarsa cena!

Pur son felici, e al mendico cantore

regalano, passando, un pesciolino.

 

Poi, quando il sole è fervido,

seduti sulla spiaggia a riposare

colle famiglie care,

raccontano alle spose

contente e vergognose,

che Satana tentolli in riva al mare

e che ad esse han pensato in sul mattino!

 

Mediterraneo, giugno 1860.

 

 




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