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Emilio Praga Tavolozza IntraText CT - Lettura del testo |
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2 - IL CORSO ALL'ALBA
Oh bello è pure, al soffio dell'aura mattutina, il Corso, ove s'esercita la boria cittadina quando sui tetti e i platani da lunge il sol si specchia, e lieto si apparecchia alla discesa in mar!
Or che son muti i cembali nell'aule dei palazzi, e, in larghe pieghe, immobili riposano gli arazzi, né sui balcon sorridono le matrone galanti, e i giovani eleganti stan pallidi a russar:
è questa l'ora; o amabili compagni, è questa l'ora; coll'arte nostra lepida qui poesia s'infiora: lungo lo sporco lastrico seguitemi cantando, il campo è nostro e in bando è l'alta società!
Tornano a coppie i poveri lattai dalle cascine, che la sera amoreggiano le fulve contadine, mentre ai bifolchi narrano, raccolti nelle stalle, l'ardor delle cavalle che trottano in città.
Dal dazio, ove scroccarono, tremando, la dogana, poi che i vietati viveri levár dalla sottana, le scaltre serve corrono al ganzo servitore, mentre sognan d'amore le padroncine ancor.
Udite : ove fra splendidi cocchi e noti destrieri le frasi sospirarono di dame e cavalier, i buoni, inconsci villici parlan di gelsi e viti, e degli armenti aviti, e dei pruneti in fior!
E intorno a lor, corteggio quasi di antichi amici, belan le capre, garrule del monte abitatrici, e i mandriani intuonano a bassa voce i canti, che le greggie vaganti chiamavano all'ovil ;
ed ecco, ecco le vittime dell'afa cittadina, la vecchierella tremola, la pallida bambina, che sofferenti e misere uscir non ponno ai colli a respirar le molli aurette dell'april ;
da quel latte, che tiepido gli aromi ne ha portati, speran suggere il balsamo dei zeffiri vietati, e delle pure mammole, e dell'alpestre timo lungi dal nostro limo cresciuto in libertà.
Ma le campane vigili già suonano a distesa, e par che i santi gridino dall’una all’altra chiesa come comando bellico che va di schiera in schiera: - Sù tutti alla preghiera, genti della città! -
Pochi infelici accorrono ai freddi altar davanti; son le canute vittime dei nostri avi galanti, i gonzi, le pinzocchere, e le stanche creature, cui le umane sciagure posto han sull'alma un vel!
Ma, dai sobborghi, al popolo comanda un'altra squilla: nelle officine stridule un'altra fé scintilla: comincia l'olocausto del nobile lavoro!...
No, dei chierici il coro non lo raggiunge in ciel! Amici! orsù, lasciamoci : tutti al lavor, perdio! Un nome abbiam, togliamolo, togliamolo all'oblio; questi sudanti apostoli negli opifici oscuri non sian di noi più puri in faccia al Creator!
Ma al suon dell'aspre incudini si sposi il suon dei carmi, che tempra a Italia l'armi, l'artista, che sul soglio la riporrà sovrana : questa è la legge umana, questo è di Dio l'amor!
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