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Emilio Praga Tavolozza IntraText CT - Lettura del testo |
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5 - ALL'OSTERIA
Son solo: il portico dell'osteria mi manda i cantici dell'allegria, qui, dove mesto tra stranie mura, penso alla incerta e fosca età ventura.
Quei che gavazzano giù, fra i bicchieri, quelle son anime senza pensieri : esse non sognano nell'avvenire che egual vicenda di volgar gioire.
Sempre essi fiano servi, facchini, o pizzicagnoli, fabbri, arrotini : arti tranquille, in cui perito è l'uom che mai non si è tagliato un dito.
Ed io? nel fervido volo degli anni, sconfitte immagino e disinganni, dopo il divino premio, promesso quel dì che all'Arte ho dato il primo amplesso!
Oh come parvemi piana la via! Come la gloria poco restia, e fida ancella del mio pensiero la man che tenta riprodurre il vero!
Ma dall'immagine che in me si cela, all'artificio che la rivela, perché un abisso frapponsi, o Dio, e enigma è ancor per tutti il pensier mio?
Perché, se l'anima nuota nel bello, perché non transita nel mio pennello? Il fiume pieno straripa, vola, e avrà saldo confin l'anima sola?
Ma che! cominciano a bestemmiare ?... Senti i propositi dell'uom volgare, senti l'ingiurie, che rimbalzando già cedono al baston l'aspro comando!
Addio tripudio delle canzoni, si pensi a tergere le contusioni: povere spose, voi che aspettate, per questa sera, via, v'addormentate!
Normandia, agosto 1858.
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