2 - I DUE POETI
Per un sentiero a
margini
di gigli e di
roveti,
un lungo stuol
precedono
due giovani poeti;
non hanno al crin
l'olimpico
raggio del greco
Apollo,
non l'arpa ad
armacollo,
perché lo stuoli li
seguita
fra i gigli e fra i
roveti?
Lo stuol lo ignora
e mormora:
quei due, son due
poeti!
E meste donne, e
vergini
dagli occhi
innamorati,
e giovinetti
pallidi
di larve
innebriati,
e vecchi
malinconici
pieni di antiche
storie,
belli di antiche
glorie,
risa mescendo e
lagrime,
fra i gigli e fra i
roveti,
col plauso e la
bestemmia
seguono i due
poeti.
L'un canta: - I dì
declinano,
la creazione è
stanca;
un immenso
sbadiglio
il vecchio Adamo
abbranca;
la vetustà dei
secoli
piange nell'universo,
e, in alta noia
immerso,
fra i dormienti
arcangeli,
Dio nell'azzurro io
scerno
che raccapriccia
all'orrida
idea d'essere
eterno.
Desolazione e
tenebra,
ecco il nuovo
retaggio!
Si fan di gelo i
crateri,
muor sulle fronti
il raggio;
onta all'amplesso,
o vergini!
Maledetti i
neonati!
Perano i fior sui
prati,
e, coperta di
cenere,
l'umanità languente
si dissolva nei
torbidi
vapor
dell'occidente! -
E l'altro canta: -
Vivere
è uno scoppio di
riso;
il mondo è un
manicomio
che inneggia al
paradiso!
Vedete i fior? Oh
lagrime
della occulta
allegrezza,
e la terra si
spezza
perché ci dican gli
alberi
che giù nel
tenebrore
non si cessa di ridere,
e si fa ancor
l'amore!
Vecchi pensosi, e
vecchie
dimesse, usciamo al
sole;
scordiamo i dì che
furono
per intrecciar
carole;
e intorno a voi si
accoppiino
le giovinette
razze;
proli beate e pazze
escan dai fianchi
indomiti
dei forti e delle
belle;
e presto andrem
nell'aria
a dischiodar le
stelle! -
E il primo ancora:
- Oh l'Ellade,
la Venere di Milo!
Splendor, melodi,
effluvii
dall'Ellesponto al
Nilo!...
O Memfi, o
Babilonia!
Gioite ancor dal
nulla;
giganti della
culla,
ecco i pigmei del
feretro!
Questa che si
dissolve
ripiomberà,
caligine,
sopra la vostra
polve! -
E l'altro ancora: -
Un brindisi,
fanciulli,
all'avvenire!
E prepariamo un
tumulo
ai dubbi, ai
pianti, all'ire!
Siam gli eredi dei
secoli
che ha fatto
economia;
a noi la legge pia,
la libertà
dell'anima,
il lavoro ferace,
a noi l’amore, il
genio,
l'innocenza e la
pace! -
Tal pel sentiero a
margini
di gigli e di
roveti
un lungo stuol
precedono
i giovani poeti.
Però la folla attonita
va ripetendo
intorno:
se l'un sorride al
giorno,
se l'altro è nelle
tenebre,
fra i gigli e fra i
roveti,
perché la terra
viaggiano
insieme i due
poeti?
E meste donne, e
vergini
dagli occhi
innamorati,
e giovinetti
pallidi
di larve inebriati,
e vecchi
malinconici
pieni di antiche
storie,
belli di antiche
glorie,
dicon: son risa o
lagrime,
son gigli o son
roveti
che cogliean sul
mistico
sentier dei due
poeti?
Allora un vecchio
incognito
apparve
d'improvviso :
pareva un
dell'Iliade,
tanto era grande in
viso;
certo avea visto
l'epoche
dei palesati
arcani.
Stette, ed alzò le
mani;
i due si
inginocchiarono,
e quell'immenso
stuolo
fu tutto muto e
immobile
in un momento solo.
- Dalle regioni
eteree,
dai sempiterni
campi
dove i Ver sono
oceani,
dove le Idee son
lampi,
piova su te,
miserrima,
cieca turba, la
luce:
è Amor che ti
conduce!
È il divino
carnefice
che han questi due
nel core!
- Amor che guida al
tumulo,
sia gioia o sia
dolore! -
Disse: e, il manto
sciogliendone,
scoperse a lor due
piaghe,
che nell'ombra
grondavano
su quelle forme
vaghe;
lo stuol seguìta
avevala,
la bella coppia
esangue,
fra due rivi di
sangue;
e quei due rivi
uscivano
a flutti, e niun li
vide,
uno dal cor che
lagrima,
l'altro dal cor che
ride.
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