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Lettor, che bella
notte! La luna è argento fino,
le nuvolette invece
son zaffiro e rubino;
come tiepida è
l'aura, come tutto riposa!
Oh l'antica
repubblica come dorme! La sposa
dell'Oceano
stanotte si rifiuta all'amplesso,
e il mar, senza
rampogne, s'è addormentato anch'esso.
Però veglian gli
amanti ; odi la serenata ?
Già sospirato ha il
fiauto, la ghitarra è intonata,
e la gondola, nido
d'affetto e di armonia,
lungo il buio canale
lentamente s'avvia.
Senti il dolce
motivo e le dolci parole:
«Io son come la
zànzera
intorno al
candelabro:
mi struggo a un
vago raggio
di neve e di
cinabro!».
«Sporgi al veron la
candida
faccia che
m'innamora,
quelle due labbra
rosee
fa' ch'io le vegga
ancora!».
«Io son come la
nuvola
che assorbe il sol
d'estate:
dileguerò
guardandoti,
e morirò di
occhiate...»
Luna, vedi due
lagrime cader silenti e sole?
Tu le illumini in
cima di quel palazzo tetro,
e forse le supponi
il scintillar di un vetro...
«Sporgi al veron le
piccole
mani, una sola
almeno,
e sembrerà un
miracolo
di più nel ciel
sereno».
«E vincerà,
bell'idolo,
le stelle del
Signore
se mi farai,
schiudendola,
la carità di un
fiore!»
«Io son come il
famelico
che muor sotto la
reggia...».
L'una, mentre la
musica, sull'acqua che nereggia,
lenta lenta
svanisce, il tuo raggio balzano
ha illuminato un
fauno di sasso in modo strano;
forse è il vento
che move dall'azzurro ove siedi...
si dirìa che la
statua trema dal capo ai piedi.
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