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Emilio Praga
Fiabe e leggende

IntraText CT - Lettura del testo

  • 3 - I TRE AMANTI DI BELLA
    • -8-
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-8-

 

- Chi scelse a battezzarti questo nome divìno,

mia piccola Contessa, fu un vate o un indovino?

- Il mio nome di Bella!... furon due tristi cose,

il tempo e l'abitudine...

 

- O viole, o gigli, o rose,

o piume di colibrì, raggi di sole e note

che i serafini cantano sul carro di Boote,

voi che, il delle Palme o il della Madonna,

vi congiungeste in cielo per crear questa donna,

perché stillar lasciaste sulle sue guancie altere

tanto pianto di notti, tanto rossor di sere ?. . .

Oh sorridimi... e serba questo volto allibito

per le ineresciose veglie del tuo vecchio marito:

ridi, canta, folleggia, perdio! l'amante io sono,

e voglio il lieto amore, la celia e l'abbandono!

- L'abbandono!... dicesti un'orrenda parola!

- Orrenda ?

 

- Dopo i nostri deliri, quando sola

resto, o Lionello, e ancora t'ho col pensiero accanto,

né ancor giunto è il rimorso, né ho ancor pregato e pianto,

lo sai tu che mi avvenga?... A lungo in queste braccia

bacio e ribacio e ammiro la tua superba faccia...

- Angeli del Signore!

 

- Ma è breve il dolce inganno:

le tue forme sciogliendo lentamente si vanno...

Pensa, questo palazzo è così buio e tetro!...

Tu Lionello allora, tu diventi uno spetro,

uno spetro che fugge, che mi fugge lontano,

ed io tento seguirti e ti richiamo...invano;

lo spetro è innamorato di un'altra donna!

 

- Effetto

di queste cupe stanze: da spetro a cataletto

il passo è breve! Il conte che qui ti ha seppellita

di questi vani incolpa terror della tua vita;

oh foss'egli uno spetro davver!

- Taci!

 

 

- Sul mare

conosco un'isoletta,e te la vo' narrare:

è un giardino,vi cresce il banano e la palma,

la vita vi è delizia, lusso, sorriso e calma,

e non vi son mariticonsiglio dei Dieci;

L'amor libero e santo, e Iddio ne fan le veci...

Spira vento propizio, fidato ho il gondoliere,

qui le notti son buie, ed io son cavaliere...

Bella! -

E tacque. La dama guardava il giovinetto,

fissamente, e dai fregi del serico corsetto

la sua candida mano da un tremito agitata,

traeva una medaglia di gemme tempestata.

V'era pinta una veneta faccia, seria, canuta

che due grandi occhi apriva fra una carne sparuta,

e, in quel piccolo avello fatto d'oro e d'argento,

pareva dir: son morta, ma veggo ancora e sento.

- È mia madre...-

 

E la voce somigliava un sospiro,

e una lacrima cadde.

Oh anch'io piango,e vi ammiro,

povere creature, olocausti d'amore!

O lotte del pensiero, e vittorie del cuore!

Misterïosi lutti nell'anima celati,

mentre carezze e baci son dati e ricambiati,

mentre il delirio canta le magiche canzoni,

mentre il corpo tripudia nelle immense oblivioni!

 

Donna Bella a che pensa ?... Oh le forme divine!

E la è degna cornice quel suo profondo crine!

L'occhio è azzurro di cielo, il labbro è rosa viva...

Oh come in un baleno tutto il volto si avviva!...

- Lionello, Lionello!

 

E allor fu un'epopea.

Come se fosse d'angeli quella coppia splendea;

e Dio certo, vedendola dall'alto, perdonava...

Ma in terra era caduto il ritratto dell'ava.

 

 




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