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- Chi scelse a
battezzarti questo nome divìno,
mia piccola
Contessa, fu un vate o un indovino?
- Il mio nome di
Bella!... furon due tristi cose,
il tempo e
l'abitudine...
- O viole, o gigli,
o rose,
o piume di colibrì,
raggi di sole e note
che i serafini
cantano sul carro di Boote,
voi che, il dì
delle Palme o il dì della Madonna,
vi congiungeste in
cielo per crear questa donna,
perché stillar
lasciaste sulle sue guancie altere
tanto pianto di
notti, tanto rossor di sere ?. . .
Oh sorridimi... e
serba questo volto allibito
per le ineresciose
veglie del tuo vecchio marito:
ridi, canta,
folleggia, perdio! l'amante io sono,
e voglio il lieto
amore, la celia e l'abbandono!
- L'abbandono!...
dicesti un'orrenda parola!
- Orrenda ?
- Dopo i nostri
deliri, quando sola
resto, o Lionello,
e ancora t'ho col pensiero accanto,
né ancor giunto è
il rimorso, né ho ancor pregato e pianto,
lo sai tu che mi
avvenga?... A lungo in queste braccia
bacio e ribacio e
ammiro la tua superba faccia...
- Angeli del
Signore!
- Ma è breve il
dolce inganno:
le tue forme
sciogliendo lentamente si vanno...
Pensa, questo
palazzo è così buio e tetro!...
Tu Lionello allora,
tu diventi uno spetro,
uno spetro che
fugge, che mi fugge lontano,
ed io tento
seguirti e ti richiamo...invano;
lo spetro è
innamorato di un'altra donna!
- Effetto
di queste cupe
stanze: da spetro a cataletto
il passo è breve!
Il conte che qui ti ha seppellita
di questi vani
incolpa terror della tua vita;
oh foss'egli uno
spetro davver!
- Taci!
- Sul mare
conosco
un'isoletta,e te la vo' narrare:
è un giardino,vi
cresce il banano e la palma,
la vita vi è
delizia, lusso, sorriso e calma,
e non vi son mariti
né consiglio dei Dieci;
L'amor libero e
santo, e Iddio ne fan le veci...
Spira vento
propizio, fidato ho il gondoliere,
qui le notti son
buie, ed io son cavaliere...
Bella! -
E tacque. La dama
guardava il giovinetto,
fissamente, e dai
fregi del serico corsetto
la sua candida mano
da un tremito agitata,
traeva una medaglia
di gemme tempestata.
V'era pinta una
veneta faccia, seria, canuta
che due grandi
occhi apriva fra una carne sparuta,
e, in quel piccolo
avello fatto d'oro e d'argento,
pareva dir: son
morta, ma veggo ancora e sento.
- È mia madre...-
E la voce somigliava
un sospiro,
e una lacrima
cadde.
Oh anch'io piango,e
vi ammiro,
povere creature,
olocausti d'amore!
O lotte del
pensiero, e vittorie del cuore!
Misterïosi lutti
nell'anima celati,
mentre carezze e
baci son dati e ricambiati,
mentre il delirio
canta le magiche canzoni,
mentre il corpo
tripudia nelle immense oblivioni!
Donna Bella a che
pensa ?... Oh le forme divine!
E la è degna
cornice quel suo profondo crine!
L'occhio è azzurro
di cielo, il labbro è rosa viva...
Oh come in un
baleno tutto il volto si avviva!...
- Lionello,
Lionello!
E allor fu
un'epopea.
Come se fosse
d'angeli quella coppia splendea;
e Dio certo,
vedendola dall'alto, perdonava...
Ma in terra era
caduto il ritratto dell'ava.
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