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Emilio Praga
Fiabe e leggende

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  • 3 - I TRE AMANTI DI BELLA
    • -10-
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-10-

 

Il ciel rasserenavasi: bella, superba e sola

la faccia del pianeta splendea da Chioggia a Pola;

una striscia d'argento che dal canale uscìa

e dritta, aguzza, immobile,in alto mar svanìa,

pareva una gran spada brandita da Cagliostro

contro l’ascoso ventre di qualche immenso mostro;

San Marco circondavano i voli dei colombi,

qualche gufo, fiutando, roteava sui Piombi,

e in aria si incontravano comandi di nocchieri,

urli di ciurme e strofe di allegri gondolieri,

canzoni della pesca e nenie del bucato:

tuttociò, lungamente rifuso e trasformato

a furia di sbadigli e di malinconie

dai poveri impiegati delle Procuratie,

arrivava sull'alta finestra al giovinetto

da quel sole improvviso rapito al cataletto.

Egli era sempre immobile fra i due vasi languenti,

non so se contemplando l'aspetto dei viventi,

come re Carlo Quinto dalla socchiusa bara,

o bevendo il viatico di una memoria cara.

Certo aveva la febbre, ché non udì la porta

cader sotto un gran calcio, e la sembianza smorta

non rivolse che all'urto di un cavalier piumato

che, chiamandolo a nome, gli sorrideva allato.

 

 




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