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- Che orrendo
androne è questo per cui vuoi che m'inoltri?
- Seguimi.-
Proseguirono per
l'aer pesante e buio.
Steno sentia
qualcosa d'arcano intorno; il buio
gli impedìa di
vedere. Ma cogli occhi dell'alma
vedeva. In quella
tragica, misteriosa calma,
giacean creature
umane al suolo; o addormentate
o speranti nel
sonno; certo stanche e affamate.
si udivano respiri
affannosi; talvolta
lo scoccare di un
bacio ( qualche donna travolta
dalla miseria in
mezzo a quello stuol di oppressi,
per mercarne le
brame, o per morir con essi );
E forse tra le
immonde capigliature, oh cosa
triste! stavano
avvolte pur le guancie di rosa
di qualche
bambinello, nato a far dolce il nido
della povera madre,
e che doman sul lido
stenderà le manine
alla folla ciarliera,
e comporrà le
labbra alla prima preghiera
per cercar
l'elemosina!
- È ben cotesto
l'uscio;
ma, a quel che
sembra, l'ostrica s'è già chiusa nel guscio.
Berenice! eh, la
vecchia! È il cavalier Lionello
che vi chiede
l'onore di entrar nel vostro ostello!
Vedrai, Steno, una
reggia... ehi la grama vecchiaccia!
Non son uso ad
attendere per veder la tua faccia;
apri o getto la
porta! -
Pur nessuna
risposta
Come al vento
d'autunno una tarlata imposta,
sbadatamente chiusa
da un mandriano in viaggio,
tal quella porta
offerse a un urto sol passaggio.
Entrar, ma tosto
colti da ribrezzo improvviso,
retrocessero. E Steno: - Santi del
paradiso!
È una tomba cotesta
che scoperchiasti!..
- Taci;
questa lanterna
cieca val candelabri e faci,
ma non qui fuor.
Rientriamo e chiudi ben la porta .
‑
Impossibile.. questo è odor di cosa morta...
- Avanti, avanti...
-
L'altro lo seguì
nello scuro.
‑ Una mano
alle nari, tienti coll'altra al muro,
e non temere; è
rnorto certo il gatto di casa.
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