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- È un sì! - gridò
Lionello, e fu un grido sì forte
che rintronò per
tutte le taciturne porte
del palazzo
affittato dall'ebreo di Rialto.
Certo il Fauno
guardava il cavalier dall'alto:
l'eco di quella
voce, fra le sue forme desto,
errò nel
peristilio, a lungo, oscuro e mesto.
Ma il cavalier,
beato come un chierco in vacanza,
gli saltava
d'intorno in forsennata danza.
- Stanotte! Ella
acconsente... mi seguirà stanotte!
Ah messer Diego
Alvaro! le Fondamenta Rotte
vedran sciogliere
un legno a insaputa dei Dieci!
Ben n'era certo! e
tutto a predispor ben feci:
a quest'ora
Consalvo già appresta; donna Bella
finge di coricarsi
e rimanda l’ancella...
Grazie! cortese
lampada che a legger m'aiutasti.
Scriveremo un poema
per narrare i tuoi fasti!
Insiem lo
scriveremo, mio dolce Steno, insieme!
Perché a te pur
l'amore, perché a te pur la speme
dee ricantar la
bella canzon dei dì passati:
va', raccogli i
tuoi versi, saluta i tuoi penati,
e qui mi attendi;
un fischio ti avviserà; d'un salto
nella gondola sei,
e domattina in alto
mar, sulla mia
galera che fugge in Orïente,
al suon della
mandola, in faccia al dì nascente,
alla più vaga donna
ti inchinerai del mondo!
Solo il vederne gli
occhi ti rifarà giocondo;
e poi, giunti al
paese là delle eterne rose,
ti sceglierai fra
quelle giovanette amorose,
per viaggiar nei
piaceri, qualche pietosa stella...
La mia, sappilo, è
il sole... è la contessa Bella!-
Tutto ciò in un
minuto fu detto, e senza pure
guardar l'altro nel
viso, via per le strade oscure
Il cavalier
disparve.
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