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Povero conte
Alvaro!... ecco ci pensa la sera
(era già ben
lontana da lui la primavera
e la volubil ridda
delle ore serene)
in cui scoprì la
blanda fanciulla, e nelle vene
gli rifluì l'antico
nobil sangue, e gli parve
rivedersi d'intorno
dell'infanzia le larve,
E che fosse il
baleno di un attimo passato
dai lontani, beati
dì che già aveva amato...
Ei passò fra i
garzoni della fanciulla al fianco,
poscia sentì il
profumo del suo bel seno bianco,
poscia baciò la
cara paradisiaca faccia,
poi l'ideal
creatura si sentì nelle braccia;
ma sempre, e nelle
feste quando un altro venia
a invitarla alla
danza e insieme a lei sparia;
o alla messa, se
alzava dal sacro libro il volto,
e nell'aurata
alcova quando, tra il crin disciolto,
vedea nel sonno
immergersi la sua pupilla brana,
al chiaror di una
lampada mite come la luna;
sempre, ovunque,
all'orgoglio, alla dolcezza vaga
del possesso
invidiato e della voglia paga,
nell'anima del
vecchio mescevansi i pensieri
surti come
fantasmi, il primo dì, fra i ceri
della chiesa
auspicante alle sue nozze, quando,
dopo i motti
latini, il prete venerando
avea detto al
bell'angelo : «Voi beata tre volte,
o fanciulla, cui
Dio, in un sol uomo accolte
le virtù riserbava
di un padre e di uno sposo!...»
Padre!... Padre!...
il più augusto dei nomi al vanitoso
vecchio suonò
bestemmia e vituperio, e in cori
gli accoppiò, nodo
orribile, lo spavento all'amore!...
Or quel prete è
sepolto sotto le zolle mute,
e il conte Alvaro,
a prezzo dell'eterna salute,
vede, ancor più
beffarda, la sua disciolta creta,
e vorrebbe
coll'ossa dell'infausto profeta
farsi una clava e
correre per il mondo con quella,
inzuppata nel
sangue della contessa Bella.
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