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Dimmi, santa
memoria del mio più dolce amore,
dimmi come a
Lionello battea frattanto il core!
Solo colla sua
gondola, tacito, palpitante,
attendeva
nell'ombra la sospirata amante...
O minuti divini di
speranza e dubbiezza,
non vi valgono
quelli della secura ebbrezza,
come non vince il
sole del meriggio possente
il mite oro onde
l'alba inghirlanda l'oriente!
Attendeva
nell'ombra, presso la riva, a pochi
passi dal gran
palazzo di Don Dïego. I fochi
n'erano spenti; solo
da una rossa cortina
un barlume che
andava e venìa, peregrina
facella, certamente
in mano alla contessa.
S'apre una
porticina... alcun ne scende, è dessa.
Un baleno, ed ei
l'ebbe nelle braccia.
- Se t'amo!
- Angiol mio!...
come fredda...
- Non è nulla,
fuggiamo!
- Perché tremi ?...
- Scoperti... ah! è
già tardi!-
E svenuta
rotolò dentro il
felze.
Or Lionello,
t'aiuta!
Tre gondolier
stemmati guidano alla vendetta
l'uom tradito...
t'ingolfa dove l'acqua è più stretta,
vola, devia, ti
perdi nei laberinti oscuri,
cerca aiuto alle
mille convessità dei muri,
alle volte dei
ponti, ai trabaccoli vuoti;
che il nemico non
senta ove il remo percoti,
e, ora a destra,
ora a manca, come guizzo di lampo,
lo abbarbaglia!...
Sventura!... non
più speme di scampo!
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