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Emilio Praga Fiabe e leggende IntraText CT - Lettura del testo |
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-25-Un grido acuto, lungo, angoscioso, la oscura squarciò calma notturna. Di livida paura ansimante, l'Ebreo, signor di quel palazzo da cui la mia leggenda prese il suo folle andazzo, si gettò dalle coltri e lanciossi al verone. In quel punto una gondola costeggiava il portone. E il grido non finiva : - Steno! Steno!... fratello!- Ritti in fronte i capegli, allor l'Ebreo, zimbello spesso dei sogni, vide uscir sulla scalea uno spetro. la man; la sua lo spetro atterrito ritorse. (- Se lo spetro ha paura, gli è che l'altro è Satàno- Quand'ecco sull'acqua e non lontano una face, e un sommesso vociar di gondolieri. I due sotto il verone, fantasmi cupi e neri, dal palazzo, come abbia terribil cosa udito, si slancia nella immobile gondola, afferra il remo e, col ringhio di un veltro cui tocchi il colpo estremo, la sospinge... È sparita.
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