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Emilio Praga
Fiabe e leggende

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  • 3 - I TRE AMANTI DI BELLA
    • -25-
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Un grido acuto, lungo, angoscioso, la oscura

squarciò calma notturna. Di livida paura

ansimante, l'Ebreo, signor di quel palazzo

da cui la mia leggenda prese il suo folle andazzo,

si gettò dalle coltri e lanciossi al verone.

In quel punto una gondola costeggiava il portone.

E il grido non finiva : - Steno! Steno!... fratello!-

Ritti in fronte i capegli, allor l'Ebreo, zimbello

spesso dei sogni, vide uscir sulla scalea

uno spetro.

La luna sul suo viso splendea

e splendea sulla gondola.

Il remator gli porse

la man; la sua lo spetro atterrito ritorse.

(- Se lo spetro ha paura, gli è che l'altro è Satàno-

pensò l'Ebreo).

Quand'ecco sull'acqua e non lontano

una face, e un sommesso vociar di gondolieri.

I due sotto il verone, fantasmi cupi e neri,

s'eran stretti a colloquio.

A un tratto, quello uscito

dal palazzo, come abbia terribil cosa udito,

si slancia nella immobile gondola, afferra il remo

e, col ringhio di un veltro cui tocchi il colpo estremo,

la sospinge...

È sparita.

 

 




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