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Lionello è solo. Il
conte
l'ode, rivolta
all'atrio del palazzo la fronte,
dir con voce secura
e gentil: - Donna Bella,
volger piacciavi a
manca; salite, e la mia cella
troverete
dischiusa. Io vi raggiungo tosto.
Non finì : che Don
Diego, con uno sbalzo, accosto
gli si era
piantato. L'altro ha snudato il ferro,
e sta innanzi alla
porta come un tronco di cerro.
Orribile minuto!
Quel vecchio dalle
braccia
conserte al petto,
immobile e taciturno, in faccia
non ha pinta la
rabbia, non ha pinto il terrore,
ma un alto,
inenarrabile, sterminato dolore.
Non trema, ma i
suoi labri dalla febbre riarsi
somigliano a due
belve che anelino a sbranarsi.
Ha stretti i pugni
e stillano sangue. Oh pietà! Gli spunta
dalle ciglia una
lagrima, e sul giovin le appunta.
- Dio del ciel!
Come bello, come è giovane e bello!-
Ciò non disse,
pensò ; poi proruppe :
- Lionello,
per la tua madre
morta, per l'orror dell'inferno,
per l'angelo
custode che ti amica l'Eterno,
giurami che fu un
filtro che te la diè in balìa,
che un maleficio ha
vinto la creatura mia,
ch'ella è
innocente...
- Conte, rispose il
giovinetto,
non conobbi mia
madre, l'inferno ho in gran dispetto,
né posseggo, ch'io
sappia, amici in paradiso.
Da onesto cavaliere
la contessa ho conquiso,
e or vi prego
osservare che m'ho un ferro snudato,
che il mio custode
è questo, e che al rezzo gelato
potrebbe
irruginire. Ciò mi dorrìa da senno.-
I gondolier
stemmati partono a un muto cenno,
e già nell'aria
tacita sfavilla un altro brando.
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