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Emilio Praga
Fiabe e leggende

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  • 3 - I TRE AMANTI DI BELLA
    • -27-
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-27-

 

Or tutto da quei petti, fuorché il furore, è in bando.

- Ferro e inferno! cotesta, e quest'altra ripara!

- Dalla man di un vegliardo tu a darle meglio impara!-

 

E non son più due spade, son due lampi che guizzano;

or volano, or s'abbassano, or rotano, or si drizzano,

or si arrestan di un tratto...

Allor potevi udire

i fiati ansanti, e credere che a sceglier chi colpire

l'invisibile Fato fosse in mezzo, indeciso.

- Tu fai sangue...

- Tu menti!

- Già la morte hai sul viso!

- Vecchio, son gioia e amore, e a te sembran la morte ? -

Non avesse proferta l'ingiuria!

Come sorte

il boato che annuncia la rabbia del vulcano,

dalle fauci del conte, un urlo uscì...

Di mano

sfugge il ferro a Lionello che china il capo e cade.

Pur, mentre il sonno eterno freddamente lo invade,

non lo lascia la balda fierezza indifferente.

- Fu un bellissimo colpo, messer - dice il morente -,

se non fossi obbligato a partir, giuro a Dio!

che darei mille scudi per impararlo anch'io.-

Poi con voce più fioca, riprese:

- Alla malora!

Facciamo un po' di bene, almen nell'ultima ora...

Don Diego... non cercate madonna in questa casa...

quando mi raggiungeste... ella era già evasa...

Buona notte... alcun soffia davver sull'alma mia...

 

Non temete per Bella... è in buona compagnia. -

Così morì Lionello, cavalier ferrarese.

 

 




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