-30-
Poiché il lido è
scomparso, poiché nulla ne appare
Steno lascia alla
forcola il remo.
Il cielo e il mare
e il fatale amor
suo!
Tutto il resto è
caduto.
Bella è là dentro,
ignara dello scambio avvenuto;
tanto terror la
prese che ancor non mosse accento.
Il giovinetto trema
come una foglia al vento,
e, offrendo in
olocausto l'anima al suo buon santo,
rattenendo il
respiro e rattenendo il pianto,
quasi aprisse la
porta di una chiesa, la porta
del felze schiude.
Immobile, bianca
come una morta,
Bella a lungo lo
fisa, poi guarda intorno... sola!
Indietreggia, fa un
cenno, ma al labro la parola
le si gela, e qual
vinta da un affanno deliro,
si copre il viso e
cade.
Non han pure un
sospiro
i malor sterminati.
In ginocchio, con
voce
che sembra uscir da
un tumulo, e colle mani in croce,
così favella il
misero:
- Madonna... non
temete
se a voi davanti un
povero sconosciuto vedete...
Fu Lionel, per
salvarvi, che mi affidò quel remo...
O, forse, Iddio! -
La dama, con uno
sforzo estremo,
solleva il capo e
volge gli occhi sullo straniero
che segue:
- Perdonatemi...
fui troppo ardito, è vero,
ma era grande il
pericolo... e poi... benché la morte
già mi fosse
vicina, sentìa che il braccio forte
abbastanza per
trarvi in salvamento avrei...
I più felici
istanti vissi dei giorni miei;
or Lïonello certo
non tarderà a venire
col legno... e
partirete... ora posso morire...
No, non è inganno:
a Steno già già sfugge la vita,
e la contessa
Bella, trepida, impietosita,
come attratta da un
fascino dolce e misterïoso
gli solleva il bel
crine che quasi ha il volto ascoso,
e,
- Vi conosco! -
esclama - giovinetto, quel nastro
ch'io perdetti alla
messa, l'anno scorso...-
Se un astro
fosse disceso sotto
le pupille di Steno
dippiù non
brillerebbero; ma l'ansia del suo seno
or si è fatta
terribile.
- Fu raccolto da
voi,
e da lontano sempre
mi seguiste dippoi...
Perché ? -
Due grosse lagrime
fur la risposta.
|