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Emilio Praga Fiabe e leggende IntraText CT - Lettura del testo |
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-24-Dimmi, santa memoria del mio più dolce amore, dimmi come a Lionello battea frattanto il core! Solo colla sua gondola, tacito, palpitante, attendeva nell'ombra la sospirata amante... O minuti divini di speranza e dubbiezza, non vi valgono quelli della secura ebbrezza, come non vince il sole del meriggio possente il mite oro onde l'alba inghirlanda l'oriente! Attendeva nell'ombra, presso la riva, a pochi passi dal gran palazzo di Don Dïego. I fochi n'erano spenti; solo da una rossa cortina un barlume che andava e venìa, peregrina facella, certamente in mano alla contessa. S'apre una porticina... alcun ne scende, è dessa. Un baleno, ed ei l'ebbe nelle braccia. - Se t'amo! - Angiol mio!... come fredda... - Non è nulla, fuggiamo! - Perché tremi ?... - Scoperti... ah! è già tardi!- E svenuta rotolò dentro il felze. Or Lionello, t'aiuta! Tre gondolier stemmati guidano alla vendetta l'uom tradito... t'ingolfa dove l'acqua è più stretta, vola, devia, ti perdi nei laberinti oscuri, cerca aiuto alle mille convessità dei muri, alle volte dei ponti, ai trabaccoli vuoti; che il nemico non senta ove il remo percoti, e, ora a destra, ora a manca, come guizzo di lampo, lo abbarbaglia!... Sventura!... non più speme di scampo!
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