3.
Alla luce di questi principi si intende come la diaconia propria di Pietro e
dei suoi successori abbia necessariamente un riferimento alla diaconia degli
altri apostoli e dei loro successori, la cui unica finalità è quella di
edificare la Chiesa.
Questa
necessaria relazione del ministero petrino con l'ufficio ed il ministero degli
altri apostoli fin dall'antichità richiese, e deve richiedere, l'esistenza di
un certo qual segno, non solo simbolico ma reale. I miei predecessori,
vivamente colpiti dalla gravità delle loro fatiche apostoliche, ne ebbero la
chiara e viva percezione; ad esempio, ne danno testimonianza le parole di
Innocenzo III, indirizzate nel 1198 ai Vescovi e ai prelati della Gallia
nell'inviare loro un suo legato: «Benché la pienezza della potestà ecclesiale,
a noi conferita dal Signore, ci abbia reso debitori di tutti i fedeli di Cristo
non possiamo tuttavia aggravare più del dovuto lo stato e l'ordine della
condizione umana... E poiché la legge della condizione umana non permette, né
noi possiamo portare di nostra propria persona il peso di tutte le
sollecitudini, siamo talvolta costretti a compiere per mezzo di nostri
fratelli, membra del nostro corpo, quelle cose che adempiremmo ben più
volentieri personalmente, se lo permettesse l'utilità della Chiesa» («Die
Register Innocenz' III», I, Graz-Köin 1964, pp. 515ss).
Di qui si
vedono e si comprendono sia la natura di quell'istituto, del quale i successori
di Pietro si sono serviti nell'esercizio della propria missione per il bene
della Chiesa universale, sia l'attività con cui esso ha dovuto realizzare i
compiti affidatigli: voglio dire la Curia romana, che è all'opera fin da tempi
remoti per aiutare il ministero petrino.
Infatti, al
fine di ottenere che la fruttuosa comunione, di cui ho parlato, avesse sempre
maggiore stabilità e progedisse con risultati sempre più soddisfacenti, la
Curia romana è sorta per un solo fine: rendere sempre più efficace l'esercizio
dell'ufficio universale di pastore della Chiesa, che lo stesso Cristo ha
affidato a Pietro ed ai suoi successori, e che di volta in volta è cresciuto a
dimensioni sempre più vaste. Effettivamente, il mio predecessore Sisto V così
riconosceva nella costituzione apostolica «Immensa Aeterni Dei»: «Il romano
Pontefice, che Cristo Signore ha costituito capo visibile del suo corpo, la
Chiesa, ed ha voluto che portasse il peso della sollecitudine di tutte le
Chiese, chiama a sé ed assume molti collaboratori in una così immensa
responsabilità... affinché compartendo con loro (i Cardinali), e con le altre
autorità della Curia romana la mole ingente delle preoccupazioni e delle incombenze.
Egli, che regge il timone di una potestà così grande, con l'aiuto della grazia
divina, non debba soccombervi» (Xysti V «Immensa Aeterni Dei», prooemium, § 1).
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