9.
In ragione pertanto della sua diaconia, collegata col ministero petrino, si
deve concludere che la Curia romana da una parte è strettissimamente congiunta
con i Vescovi di tutto il mondo, e che, dall'altra, gli stessi pastori e le
loro Chiese sono i primi e principali beneficiari della sua opera. E di questo
è prova anche la composizione della Curia stessa.
Infatti la
Curia romana è composta, si può dire, da tutti i Cardinali, che per definizione
appartengono alla Chiesa di Roma (cfr. Pauli VI «Vicariae Potestatis»: AAS 69
[1977] 6), coadiuvano il sommo Pontefice nel governo della Chiesa universale, e
sono tutti convocati ai Concistori sia ordinari che straordinari, quando è
richiesta la trattazione di questioni particolarmente gravi (cfr. «Codex Iuris
Canonici», canone 353); ne deriva che essi, per la maggior conoscenza che hanno
delle necessità di tutto il Popolo di Dio, continuano in tal modo ad occuparsi
del bene della Chiesa universale.
Si aggiunga che
i responsabili dei singoli dicasteri hanno per lo più il carattere ed il
carisma episcopale, appartenendo all'unico Collegio dei Vescovi, e sono
pertanto spronati verso quella stessa sollecitudine per tutta la Chiesa, che
unisce strettamente tutti i Vescovi, in comunione gerarchica col loro capo, il
Pontefice romano.
Inoltre, sono
chiamati a far parte dei dicasteri, come membri, alcuni Vescovi diocesani, «perché
possano più compiutamente presentare al sommo Pontefice la mentalità, i
desideri e le necessità di tutte le Chiese» («Christus Dominus», 10): e così
avviene che l'affetto collegiale, esistente tra i Vescovi ed il loro capo,
viene concretamente attuato mediante la Curia romana, ed esteso all'intero
Corpo mistico, «che è pure il corpo delle Chiese» («Lumen Gentium», 23).
Un tale affetto
collegiale è pure alimentato tra i vari dicasteri. In effetti, tutti i
Cardinali capi dicastero, o i loro rappresentanti, si incontrano periodicamente
quando vi sono da trattare questioni particolari, allo scopo di venir messi al
corrente, con reciproca informazione, dei problemi più importanti, e di recare
un mutuo apporto alla loro soluzione, assicurando in tal modo l'unità di azione
e di riflessione nella Curia romana.
Oltre ai
Vescovi, sono necessari all'attività dei dicasteri moltissimi altri
collaboratori, i quali servono e si rendono utili al ministero petrino con il
proprio lavoro, non di rado nascosto, non semplice e non facile.
Infatti sono
chiamati in Curia sacerdoti diocesani di ogni parte del mondo, strettamente
quindi uniti ai Vescovi in ragione del sacerdozio ministeriale, di cui
partecipano; religiosi, in grandissima parte sacerdoti, e religiose, che in modi
diversi conformano la propria vita ai consigli evangelici, per accrescere il
bene della Chiesa e dare una singolare testimonianza davanti al mondo; e poi
laici, uomini e donne, che esercitano il proprio apostolato in virtù del
Battesimo e della Confermazione. Questa fusione di energie fa sì che tutte le
componenti della Chiesa, strettamente unite al ministero del sommo Pontefice,
gli offrano sempre più efficacemente il proprio aiuto nella prosecuzione
dell'opera pastorale della Curia romana. Ne risulta pure che questo servizio
congiunto di tutte le rappresentanze della Chiesa non trova nessun equivalente
nella società civile, e che quindi il loro lavoro dev'essere prestato in
spirito di servizio, seguendo e imitando la diaconia di Cristo stesso.
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