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Poi ch'Amor mi ferì di crude ponte,

vostra mercé, qual sète vivo e vero,

v'ho scolpito nel fronte e nel pensiero,

sì che nessun sembiante più s'affronte.

Il viso stesso, il proprio stesso fronte,

il proprio ciglio umilemente altero,

gli occhi stessi, i due sol de l'emisfero,

le stesse grazie e le fattezze conte;

in questo il mio ritratto è dissimìle:

ché, qual mi sète, vi mostra alteretto,

dove sète a tutti gli altri umìle.

Ora, per far ch'anch'io v'abbia perfetto,

per far ch'anch'io pur v'abbia a voi simìle,

emendate anche meco un tal difetto.

 

 




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