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Quanto è questo fatto ora aspro e selvaggio di dolce, ch'esser suole, e lieto mare! Dopo il vostro da noi allontanare quanta compassione a me propria aggio, tanto ho invidia al bel colle, al pino, al faggio, che gli fanno ombra, al fiume, che bagnare gli suole il piede ed a me nome dare, che godono or del vostro vivo raggio. E, se non che egli è pur quell'il bel nido, dove nasceste, io pregherei che fesse il ciel lui ermo, lor secchi e quel torbo: per questo io resto, e prego voi, o fido del mio cor speglio, ove mi tergo e forbo, a tornar tosto e serbar le promesse.
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