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Larghe vene d'umor, vive scintille,

che m'ardete e bagnate in acqua e 'n fiamma,

sì, che di me omai non resta dramma,

che non sia tutta pelaghi e faville,

fate che senta almeno una di mille

aspre mie pene chi mi lava e 'nfiamma,

né di foco che m'arda sente squamma,

né d'umor goccia che dagli occhi stille.

- Non son - mi dice Amor - le ragion pari;

egli è nobile e bel, tu brutta e vile;

egli larghi, tu hai li cieli avari.

Gioia e tormento al merto tuo simìle

convien ch'io doni. - In questi stati vari

io peno, ei gode; Amor segue suo stile.

 

 




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