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-215-

 

Qual darai fine, Amor, a le mie pene,

se dal cenere estinto d'un ardore

rinasce l'altro, tua mercé, maggiore,

e sì vivace a consumar mi viene?

Qual ne le più felici e calde arene,

nel nido acceso sol di vario odore,

d'una fenice estinta esce poi fore

un verme, che fenice altra diviene.

In questo io debbo a' tuoi cortesi strali,

che sempre è degno ed onorato oggetto

quello, onde mi ferisci, onde m'assali.

Ed ora è tale e tanto e sì perfetto,

ha tante doti a la bellezza eguali,

che arder per lui m'è sommo, alto diletto.

 

 




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