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Gaspara Stampa Rime IntraText CT - Lettura del testo |
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De le ricche, beate e chiare rive d'Adria, di cortesia nido e d'Amore, ove sì dolce si soggiorna e vive,
donna, avendo lontano il suo signore, quando il sol si diparte, e quando poi a noi rimena il matutino albore, per isfogar gli ardenti disir suoi, con queste voci lo sospira e chiama; voi, rive, che l'udite, ditel voi. Tu, che volando vai di rama in rama, consorte amata e fida tortorella, e sai quanto si tema e quanto s'ama, quando, volando in questa parte e 'n quella, sei vicina al mio ben, mostragli aperto in note, ch'abbian voce di favella: digli quant'è 'l mio stato aspro ed incerto, or che, lassa, da lui mi trovo lunge per ria fortuna mia e non per merto. E tu, che 'n cave e solitarie grotte, Eco, soggiorni, il suon de' miei lamenti rendi a l'orecchie sue con voci rotte. E voi, dolci aure ed amorosi venti, i miei sospir accolti in lunga schiera deh fate al signor mio tutti presenti. E voi, che lunga e dolce primavera serbate, ombrose selve, e sète spesso fido soggiorno a questa e a quella fèra, mostrate tutte al mio signore espresso che non pur i diletti mi son noia, ma la vita m'è morte anco senz'esso. Ei si portò, partendo, ogni mia gioia, e, se, tornando omai, non la rimena, per forza converrà tosto ch'io moia. La speme sola al viver mio dà lena, la qual, non tornand'ei, non può durare, da soverchio disio vinta e da pena. Quell'ore, ch'io solea tutte passare liete e tranquille, mentre er'ei presente, or ch'egli è lunge son tornate amare. Ma, lassa, a torto del suo mal si pente, a torto chiama il suo destin crudele, chi volontario al suo morir consente. Lassa, io devea con mie giuste querele far che non andasse, o far ch'andando non desse al vento senza me le vele; ch'or non m'andrei dolente lamentando, né temenza d'oblio, né gelosia non m'avrebber di me mandata in bando. Emendate, signor, la colpa mia voi, ritornando ove 'l vostro ritorno più che la propria vita si disia. E, se rimena il sole un dì quel giorno, non pensate mai più da me partire, ch'io non vi sia da presso notte e giorno, poi ch'io mi veggo senza voi morire.
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