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Felice in questa e più ne l'altra vita chi fugge, come voi, prima che provi, la miseria del secolo infinita; prima che dentr'al cor si turbi e movi per tanti inaspettati uman cordogli, e poi d'uscirne al fin loco non trovi. Felice anima, tu, che qui ti spogli e de le nostre pene non ti dogli! di questi affetti miseri e terreni. Tutti i tuoi dì saran lieti e sereni, senz'ira, senza guerra e senza danni, di pace, di riposo e d'amor pieni. Felice chi si fa, sotto umil panni, di Cristo, signor suo, devot'ancella, né prova i nostri maritali affanni! E, gli occhi alzando a la divina stella, lascia quest'aspro e periglioso mare, ch'aura giamai non ha senza procella! Felice chi non ha tant'ore amare, né sente tutto 'l dì pianti e lamenti o di troppo volere, o poco fare! Qui s'odon sol al fin con gran tormenti o querele di figli o di consorte, e mai de l'esser tuo non ti contenti. Infelice colei, ch'a questa sorte chiama la trista sua disaventura, ch'in vita sa che cosa è inferno e morte!
Questa è una valle lagrimosa e scura, piena d'ortiche e di pungenti spine, dove il tuo falso ben passa e non dura. Infelici noi povere e meschine, serve di vanità, figlie del mondo, lontane, aimè, da l'opre alte e divine! Altre per far il crin più crespo e biondo provan ogn'arte e trovan mille ingegni, onde van de l'abisso l'alme in fondo. Infelice quell'altra move a' sdegni il marito o l'amante, e s'affatica di tornar grata e far che lei non sdegni. Ad altri più che a se medesma amica, quella con acque forti il viso offende, de la salute sua propria nimica. Infelice colei, che sol attende da mezzo dì, da vespro e da mattina, e tutto 'l giorno a la vaghezza spende; per parer fresca, bianca e pellegrina dorme senza pensar de la famiglia, e negli empiastri notte e dì s'affina! Infelice quest'altra de la figlia grande, che per voler darle marito, senza quietar giamai, cura si piglia! E, perché al mondo ha perso l'appetito non fa se non gridar, teme e sospetta de l'onor suo che non gli sia rapito. Infelice qualunque il frutto aspetta de' cari figli, e sta con questa speme, lagrimando così sempre soletta! Questo l'annoia poi, l'aggrava e preme, che misera da lor vien disprezzata, e di continuo ne sospira e geme. Infelice chi sta sempre arrabbiata, e col consorte suo non ha mai posa, mesta del tutto, afflitta e sconsolata! Tropp'accorta al suo mal, vive gelosa, e col figliuolo suo spesso s'adira, non gusta cibo mai, mai non riposa. Infelice quest'altra, che sospira, ché sa che 'l suo marito poco l'ama, e di mal occhio per mal far la mira! Alcuna in testimonio il cielo chiama, che sa di non aver commesso errore, e pur talor si duol de la sua fama. Infelice via più chi porta amore, e di vane speranze e van desiri si va pascendo il tormentato core! Altre pene infinite, altri martìri, che narrar non si sanno, il mondo apporta, mill'altre angosce e mill'altri sospiri.
Felice chi sue voglie ha vòlte e sparte al sommo Sole, al ben del paradiso, e qui con umiltà pon cura ed arte! A voi convien, che 'l bel leggiadro viso celate sotto puro e bianco velo, avere il cor da uman pensier diviso. Felice voi, che, d'amoroso zelo accesa, v'aggirate al vero Sole, che luce eternamente in terra e 'n cielo! Voi correte qua giù rose e viole, sarà del viver vostro il fin beato, ch'altro non à di chi tal vita vuole. Felice voi, che avete consacrato i vaghi occhi divini, il bel crin d'oro a chi sì bella al mondo v'ha creato! È questo il ricco, il caro e bel tesoro, quest'è la preziosa margherita, onde, di palme al fin cinta e d'alloro, vittoria porterete a Cristo unita.
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