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Gaspara Stampa
Rime

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  • -305-
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-305-

 

Quelle piaghe profonde e l'acqua e 'l sangue,

che nel tuo corpo glorioso io veggio,

Signor, che, sceso dal celeste seggio,

per vita al mondo dar restasti essangue,

che nel mio cor, che del fallir suo langue,

vogli imprimer omai per grazia chieggio,

sì ch'al fin del viaggio, che far deggio,

non trionfi di me l'inimico angue.

Scancella queste piaghe d'amor vano,

che m'hanno quasi gíà condotta a morte,

pur rimirando un bel sembiante umano.

Aprimi omai del regno tuo le porte,

e per salir a lui dammi la mano;

perché a ciò far non giovano altre scorte.

 

 




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