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-306-

 

Signor, che doni il paradiso e tolli,

doni e tolli a la molta e poca fede

(per opre no, ch'a sì larga mercede

sono i nostri operar deboli e folli),

da' tuoi alti, celesti e sacri colli,

ov'è 'l soggiorno tuo proprio e la sede,

china gli occhi al mio cor, che mercé chiede

del suo fallir co' miei umidi e molli.

E, perché suol la tua grazia sovente

abuondare, ove il fallo è via maggiore,

per mostrar la tua gloria maggiormente,

nel petto mio, ricetto d'ogni errore,

entra col foco tuo vivo ed ardente,

e, spento ogn'altro, accendivi il tu' amore.

 

 




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