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A che vergar, signor, carte ed inchiostro

in lodar me, se non ho cosa degna,

onde tant'alto onor mi si convegna;

e, se ho pur niente, è tutto vostro?

Entro i begli occhi, entro l'avorio e l'ostro,

ove Amor tien sua gloriosa insegna,

ove per me trionfa e per voi regna,

quanto scrivo e ragiono mi fu mostro.

Perché ciò che s'onora e 'n me si prezza,

anzi s'io vivo e spiro, è vostro il vanto,

a voi convien, non a la mia bassezza.

Ma voi cercate con sì dolce canto,

lassa, oltra quel che fa vostra bellezza,

d'accrescermi più foco e maggior pianto.

 

 




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