Stava ciascun di noi non
men pietoso che attonito ad ascoltare le compassionevoli parole di Ergasto, il
quale quantunque con la fioca voce e i miserabili accenti a suspirare più volte
ne movesse, non di meno tacendo, solo col viso pallido e magro, con li rabuffati
capelli e gli occhi lividi per lo soverchio piangere, ne avrebbe potuto porgere
di grandissima amaritudine cagione. Ma poi che egli si tacque, e le risonanti
selve parimente si acquetarono, non fu alcuno de la pastorale turba, a cui
bastasse il core di partirse quindi per ritornare ai lasciati giochi, né che
curasse di fornire i cominciati piaceri; anzi ognuno era sì vinto da
compassione, che, come meglio poteva o sapeva, si ingegnava di confortarlo,
ammonirlo e riprenderlo del suo errore, insegnandoli di molti rimedii, assai
più leggieri a dirli che a metterli in operazione. Indi veggendo che 'l sole
era per dechinarse verso l'occidente, e che i fastidiosi grilli incominciavano
a stridere per le fissure de la terra, sentendosi di vicino le tenebre de la
notte, noi non sopportando che 'l misero Ergasto quivi solo rimanesse, quasi a
forza alzatolo da sedere, cominciammo con lento passo a movere suavemente i
mansueti greggi verso le mandre usate. E per men sentire la noia de la petrosa
via, ciascuno nel mezzo de l'andare sonando a vicenda la sua sampogna, si
sforzava di dire alcuna nuova canzonetta, chi raconsolando i cani, chi
chiamando le pecorelle per nome, alcuno lamentandosi de la sua pastorella et
altro rusticamente vantandosi de la sua; senza che molti scherzando con
boscarecce astuzie, di passo in passo si andavano motteggiando, insino che a le
pagliaresche case fummo arrivati. 2 Ma passando in cotal guisa più e più
giorni, avvenne che un matino fra gli altri, avendo io, sì come è costume de' pastori,
pasciute le mie pecorelle per le rogiadose erbette, e parendomi omai per lo
sopravegnente caldo ora di menarle a le piacevoli ombre, ove col fresco fiato
de' venticelli potesse me e loro insieme recreare, mi pusi in camino verso una
valle ombrosa e piacevole, che men di un mezzo miglio vicina mi stava; di passo
in passo gridando con la usata verga i vagabundi greggi che si imboscavano. Né
guari era ancora dal primo luogo dilungato, quando per aventura trovai in via
un pastore che Montano avea nome, il quale similmente cercava di fuggire il
fastidioso caldo; et avendosi fatto un cappello di verdi frondi, che dal sole
il difendesse, si menava la sua mandra dinanzi, sì dolcemente sonando la sua
sampogna, che parea che le selve piò che l'usato ne godessono. 3 A cui io vago
di cotal suono, con voce assai umana dissi: 4 - Amico, se le benivole Ninfe
prestino intente orecchie al tuo cantare, e i dannosi lupi non possano predare
nei tuoi agnelli, ma quelli intatti e di bianchissime lane coverti ti rendano
grazioso guadagno, fa che io alquanto goda del tuo cantare, se non ti è noia;
ché la via e 'l caldo ne parrà minore. Et acciò che tu non creda che le tue
fatiche si spargano al vento, io ho un bastone di noderoso mirto, le cui
estremità son tutte ornate di forbito piombo, e ne la sua cima è intagliata per
man di Cariteo, bifolco venuto da la fruttifera Ispagna, una testa di ariete,
con le corna sì maestrevolmente lavorate, che Toribio, pastore oltra gli altri
ricchissimo, mi volse per quello dare un cane, animoso strangulatore di lupi,
né per lusinghe o patti che mi offerisse, il poteo egli da me giamai impetrare.
Or questo, se tu vorrai cantare, fia
tutto tuo. - 5 Allora Montano, senza altri preghi aspettare, così piacevolmente
andando incominciò:
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