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Iacobus Sannazarius
Arcadia

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  • Ecloga terza - Galicio
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Ecloga terza - Galicio

 

Sovra una verde riva

di chiare e lucide onde

in un bel bosco di fioretti adorno,

vidi di bianca oliva

ornato e d'altre fronde

un pastor, che 'n su l'alba appiè d'un orno

cantava il terzo giorno

del mese inanzi aprile;

a cui li vaghi ucelli

di sopra gli arboscelli

con voce rispondean dolce e gentile;

et ei rivolto al sole,

dicea queste parole:

Apri l'uscio per tempo,

leggiadro almo pastore,

e fa vermiglio il ciel col chiaro raggio;

mostrane inanzi tempo

con natural colore

un bel fiorito e dilettoso maggio;

tien più alto il viaggio,

acciò che tua sorella

più che l'usato dorma,

e poi per la sua orma

se ne vegna pian pian ciascuna stella;

ché, se ben ti ramenti,

guardasti i bianchi armenti.

Valli vicine e lupi,

cipressi, alni et abeti,

porgete orecchie a le mie basse rime:

e non teman de' lupi

gli agnelli mansueti,

ma torni il mondo a quelle usanze prime.

Fioriscan per le cime

i cerri in bianche rose,

e per le spine dure

pendan l'uve mature;

suden di mèl le querce alte e nodose,

e le fontane intatte

corran di puro latte.

Nascan erbette e fiori,

e li fieri animali

lassen le lor asprezze e i petti crudi;

vegnan li vaghi Amori

senza fiammelle o strali,

scherzando inseme pargoletti e 'gnudi;

poi con tutti lor studi

canten le bianche Ninfe,

e con abiti strani

salten Fauni e Silvani;

ridan li prati e le correnti linfe,

e non si vedan oggi

nuvoli intorno ai poggi.

In questo dì giocondo

nacque l'alma beltade,

e le virtuti raquistaro albergo;

per questo il ceco mondo

conobbe castitade,

la qual tant'anni avea gittata a tergo;

per questo io scrivo e vergo

i faggi in ogni bosco;

tal che omai non è pianta

che non chiami «Amaranta»,

quella c'adolcir basta ogni mio tòsco;

quella per cui sospiro,

per cui piango e m'adiro.

Mentre per questi monti

andran le fiere errando,

e gli alti pini aràn pungenti foglie;

mentre li vivi fonti

correran murmurando

ne l'alto mar che con amor li accoglie;

mentre fra speme e doglie

vivran gli amanti in terra;

sempre fia noto il nome,

le man, gli occhi e le chiome

di quella che mi fa sì lunga guerra;

per cui quest'aspra amara

vita m'è dolce e cara.

Per cortesia, canzon, tu pregherai

quel dì fausto et ameno

che sia sempre sereno.

 

 

 




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