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Franco Sacchetti Trecentonovelle IntraText CT - Lettura del testo |
... bocca, facendo: Sciu, u, u, u. Il prete, o frate che vogliamo dire, come la vede con quest'atti, dice in verso la ciovetta:
- E tu l'ha' tue?
E scagliando il calice verso lei con tutto il vino disse:
- E tu t'abbi or questo al nome del diavolo.
Come ebbe scagliato il calice, e quelli vede l'ostia in su l'altare, e non comprendendo ch'ella fosse stata sotto il calice, dice:
- Ecco che ci ha aùto paura, e perciò l'ha reportato qui -; e volgendosi al popolo disse per miracolo come la ciovetta avea furata l'ostia, e che per paura della gittata di quel calice verso li suoi occhi strabuzzanti l'avea renduta, e riposta su l'altare, e aveasi ritenuto il vino.
La ciovetta parea che intendesse queste cose, guardando ora il prete, ora il cherico, ora il populo, continuo, ora chinando il capo a terra, e ora levandolo in alto, schiacciando col becco, facea: Sciu, u, u, u. Quelli che erano con qualche intendimento ivi alla messa, non poteano tenere le risa. Altri villani croi e grossi diceano:
- O nella mal'ora, a che ci tiene frate Sbrilla la ciovetta presso all'altare, s'ella ci fura il corpo di Cristo?
Frate Sbrilla, minacciata la ciovetta che non starebbe più in quel luogo, fecesi dare le ampolluzze al cherico, e rifornì il calice col vino, e compieo la messa.
E a questo modo, e tra così fatte mani, e così discreti sacerdoti è condotto il nostro Signore; che spegnere se ne possa il seme!