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Franco Sacchetti
Trecentonovelle

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134 - Petruccio da Perugia, essendoli dato per debitore il Crocifisso dal suo prete, va con una scure percotendo il Crocifisso, e volendo da lui per ogni denaio cento, in fine è pagato.

 

In quello di Perugia fu già uno che avea nome Petruccio, uomo di nuova condizione, assai diverso. E andando ogni domenica a udire la messa al suo popolo, ad una chiesa che si chiama Santo Agapito, il prete ricogliendo l'offerta dicea com'è d'usanza: Centum per unum accipietis et possidebitis vitam aeternam ; e mettea li danari in uno ceppo che era ivi presso collegato nel legno appiè d'un Crocifisso. Di che continuando queste messe e questa offerta, disse un Petruccio al prete:

- Questo cento per uno che ci promettete, e quando gli averemo? e chi ce li de' dare?

Disse il prete:

- Questo nostro Signore, il quale è qui in croce, ogni volta che tu vorrai, purché tu voglia, ti renderà cento per uno; ed elli li riceve, come tu vedi, che tutti gli do a lui, mettendoli in quel ceppo.

Disse Petruccio:

- Se cotesto è, ben mi piace.

Sta un mese e sta due; e avvisandosi che 'l Nostro Signore si movesse a dargli cento per uno, e 'l pagamento non venía; né colui, cioè Nostro Signore che gli era dato in pagamento, non si movea; una sera disse Petruccio:

- Io non sono pagato dal debitore che 'l prete più volte m'ha assegnato; più non intendo di aspettare. Per certo conviene ch'io sappia se io debbo esser pagato da questo debitore che 'l prete m'ha dato tante volte.

E toglie una scure, e vassene un nella chiesa, rimpetto al Nostro Signore, e dice:

- Rendimi li miei denari.

Nostro Signore si stava, e fermo e cheto; dice Petruccio:

- E’ par che tu mi gabbi; e peggio, che non mi rispondi; per le chiabellate e per le budella, che conviene che tu mi paghi -; e della scure sì fatta nel ceppo, dov'erano i denari, che 'l ceppo si spezzò, e con tutti li denari e con lo Crocifisso ne viene in terra.

Veggendo Petruccio li denari per terra, ricolse li denari, e dice:

- Va', tu non mi credevi; così t'acconcerò io, se non mi paghi; non ci ho ancor del sacco le cordelle - , e vassene con dieci lire, o circa.

Torna il prete alla chiesa, vede questo fracasso per terra, volgesi a una casiera che avea, e dice:

- Chi diavol c'è stato? che truovo lo cippo spezzato, e rubati li danari, e 'l Crocifisso per terra, come che di quello poco mi curo.

Dice la casiera:

- Io ci vidi entrare Petruccio; non so se l'avesse fatto elli.

Il prete va, e truova Petruccio, e dice:

- Io ci ho trovato il tal lavorío fatto in chiesa; ed èmmi detto tu fosti ; averesti veduto chi ce l'avesse fatto?

Dice Petruccio:

- Hoccelo fatto io.

Disse il prete:

- O perché?

E Petruccio risponde:

- Questo è lo pagamento delle promesse che m'hai detto, che sì novo ci ti mostri? mille volte m'hai promesso che ci riceverò cento per uno, e che quello che buttai per terra me gli dovea dare, [né mai] non ci pote' aver danaro, se non fusse [quello] che ci ho fatto, bontà della scura.

E dicoti ancora che ne rimango aver assai; se non ci fai accordare, e non trovass'io pagatore, lo giuoco che ho fatto a quisto farò a te isso.

Il prete dice:

- Ah Petruccio mio! tu non m'hai bene inteso; ché io ti dicea che cento per uno ti darebbe nell'altro mondo.

Dice Petruccio:

- Sicché m'assegni quello che non saccio? e che saccio che ci sia nell'altro mondo? e che bisogno ci avrò di denari? arò a comprare delle fave? se non ci sono pagato interamente, vedrai quello che ti farò.

Il prete veggendosi mal parato, e che per questo venía a perder la divozione della chiesa, s'accordò con Petruccio, e diégli altrettanti denari, e pregollo che mai più offerta non gli desse; e così fece.

E così questo prete pagò a contanti quello, di che facea debitore Cristo nell'altro mondo. E intervenisse così agli altri, non bisognerebbe dire: Centum per unum accipietis.

 

 




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