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Franco Sacchetti
Trecentonovelle

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141 - Come a uno Rettore capitò innanzi con una questione una femmina con tre sordi, e come nuovamente e piacevolmente diffinì la loro questione.

 

La passata novella di tre ciechi tira me scrittore di dire una, la quale intervenne al più mio singulare amico che io avesse mai; e come quella racconta tre ciechi, così questa racconterà tre sordi. Fu adunque il mio cordiale amico Podestà in una terra non di lungi dalla nostra venticinque miglia; e quasi presso all'uscita del suo officio gli venne una questione innanzi, e già era stato tratto uno Podestà successore a lui, il quale in tutto era sordo; e 'l Podestà presente lo sapea, però che quando la campana grossissima delle tre sonava in Firenze, li vicini veggendo che costui non l'udiva, e perché non fosse preso dalla famiglia, gli accennavano, alzando le dita all'aria, che se n'andasse a casa; sì che per tutto si sapea che il sordo Podestà dovea entrare in officio da ivi a un mese. Avvenne per caso che una femmina con uno suo fratello vennono un a questo mio amico podestà, e la femmina cominciò a dire:

- Messer lo Podestà, io vegno a Dio e a voi, però che un mio vicino m'ha fatto col torto una grande cattività; però che per uno mio chiasso dirieto egli è entrato e hammi guasta e rotta una mia ficaia, che io avea nell'orto; e però vi prego che, com'egli me l'ha fatto col torto, che voi me lo rifacciate col diritto e con la ragione.

Il Podestà, udendo costei, avea voglia di ridere, e pur si ritenea. E poi dice questa donna:

- E questo mio fratello dee avere da lui danari di quattro opere, e la menda d'uno asino che gli guastò, non contro a voi dicendo altro che bene.

Il Podestà domanda costui s'egli è vero quello che la donna dice. Ed egli dice:

- Messer lo Podestà, io non odo ben lume; questa mia sirocchia v'ha detto come sta la cosa.

Il Podestà chiama il messo, e manda per l'altra mattina a richiedere colui che dovea avere guasto la ficaia. Venendo l'altra mattina, e la donna del richiamo, e 'l fratello, e lo richiesto, venneno alla stanga. Dice il Podestà:

- Buona donna, che domandi tu a costui?

E quella dice la ragione della sua ficaia e quella del fratello, però che era uno sordacchione balordo. Detto che l'ebbe, 'l Podestà dice all'altra parte:

- È vero quello che dice questa donna?

Colui viene aggirando gli orecchi, e dice:

- Messer lo Podestà, io non odo bene.

Alcuno che gli era allato, dicendo al Podestà che non udía, gli accostò la bocca agli orecchi, gridando forte:

- Il Podestà dice s'egli è vero.

E quelli dice:

- Io non so a quello io debbo rispondere.

Dice la donna:

- E’ si mostra delle cento miglia; egli ha ben del sordo, ma egli ode ben, quando vuole udire.

Il Podestà, per levarsi questa pena da dosso, e perché ancora erano parenti, disse alla donna che volea che la compromettessono in uno amico di mezzo, e così fece sonare all'altra parte negli orecchi; e brevemente e' chiamorono uno, e per l'altro gli fece dire, e all'albitro e alle parti, venissono a lui.

E così l'altro essendo costoro venuti innanzi al Podestà, il Podestà disse che, udita la questione, la dovesse terminare fra tre , alla pena di venticinque lire. Questo albitro stava come un uomo di legno; e brevemente, se le parti aveano mal udire, l'albitro era quasi sordo affatto. Quivi erano molti terrazzani, e chi ridea di qua, e chi di . Dice il Podestà:

- Buona donna, e' non ci è niuno che oda altro che tu; e io a te dico che io voglio dare sentenza sopra questa questione.

Dice la donna, credendo subito avere ragione della sua ficaia:

- Io ve ne prego per l'amor di Dio.

- La sentenza che io do, è questa: che veggendo che l'uno e l'altro di questi che hanno la questione son sordi, e l'arbitro che avete eletto è anco sordo, e io non sapreiintendervi, né favellare per cenni; considerando che 'l nuovo Podestà ci sia di qui a un mese, a lui lascio la vostra questione.

La donna, che udiva bene, facea croce delle braccia, pregando il Podestà che la spacciasse elli, e ch'ella non dovesse stare tanto tempo ad aspettare ragione della sua ficaia. E 'l Podestà dice:

- Donna, com'io ho detto, così condanno; va' nella buon'ora.

La donna e' sordacchioni s'andorono a casa; e quelli che v'erano, udendo questo giudicio, compresono bene ciò che 'l Podestà volle dire.

Che altro non fu se non che, essendo coloro tutti e tre sordi, aspettassino il Podestà sordo; ed elli, come pratico de' costumi de' sordi, terminarebbe quella questione sordamente, come tra sordi si dovea terminare.

 

 

 




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