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Franco Sacchetti Trecentonovelle IntraText CT - Lettura del testo |
Quando messer Marco Visconti primogenito di messer Bernabò menò la donna sua che avea nome madonna Isabetta della casa di Baviera, o di quelle maggiori della Magna, capitò a questa corte, com'è d'usanza, uno Genovese piacevolissimo, ed era come uno uomo di corte, bevitore era grandissimo e mai il vino non gli facea noia. Avvenne che costui andò a vicitare messer Bernabò, e stando dinanzi a lui inginocchioni, e dicendo sue novelle, e messer Bernabò, considerando, come colui che conoscea gli uomini all'alito, il lasciò star più d'un'ora, che mai non disse che si levasse. Alla per fine, dolendo al Genovese le ginocchia, da sé stesso si levò, dicendo:
- Signor mio, io non posso più stare inginocchioni.
Il signore guarda costui, e dice:
- Tu déi essere uno obbriaco.
Dice il Genovese:
- Io non sono obbriaco, Signore; ma beo volentieri.
Dice messer Bernabò:
- Se tu bei così volentieri, vuo' tu bere a prova con un mio famiglio?
Dice il Genovese:
- Utinam, Domine.
Dice messer Bernabò:
- Aspetta un poco -; e fa chiamare il bevitore suo.
Il qual, subito fu dinanzi a lui, dice il signore:
- Vien za; vuo' tu fare a prova di bere con costui?
E quegli risponde:
- Signore, volentiera.
- Or mo via, - dice il signore, - qualunche vincerà, io gli farò un dono com'io crederrò che lo meriti; e colui che perderà, converrà che bea dodici tratti della mia malvasía.
- Sia con Dio, - dissono i bevitori.
Allora il signore dice a' servi:
- Andà addurre uno boccale d'Orlando.
E vanno, e recono uno quarto di un vino bianco, o di Creti, o donde che si fosse, che era sì grande che pochi uomini erano che n'avessono beùto tre volte che non rimanesseno ammazzati. E perché questo vino era così grande, e così vincea ciascuno, e però il signore il chiamava Orlando. Ora, apparecchiato il vino, e molti bicchieri lavati, dice il signore:
- Pigliàve per la mano, e cominciate a ballare.
E quelli così fanno. E 'l signore gli chiama, e dice:
- Date bere a ciascuno tre muiuoli.
E così feciono; poi gli facea ballare. Il Genovese ballava molto più destro.
Chiamatigli la seconda volta, dice:
- Date sei bicchieri a bere a ciascuno.
E così beono: poi fa loro ripigliare il ballo.
Il Genovese salta, che parea un beccherello. Il bevitore di messer Bernabò comincia a innaspare da piede. Sono chiamati la terza volta, e dato nove bicchieri per uno; ripigliano il terzo ballo. Il Genovese fa scambietti, lanciandosi in alto più destro che se fosse stato una lontra; il bevitore del signore non si poteva azzicare, e andava a onde, come se fosse in fortuna. La quarta volta beve il Genovese dodici bicchieri; quel del signore, che era nell'altro mondo, appena gli poté bere; pur gli bevve, sforzandosi quanto poteo.
Ed entrando nel quarto ballo, nel quale il Genovese facea cose maravigliose, l'altro ogni passo era per cadere, e nella fine cadde in terra disteso. Com'elli cadde, il Genovese a cavalcioni li salì addosso; e pregò il signore che lo dovesse far cavaliere in sul corpo di quello obbriaco; e 'l signore disse che lo meritava bene, e fecelo cavaliere in su l'ubbriaco.
Fatto cavaliere, il Genovese guarda il signore, e dice:
- Con vostra licenza, volete voi che io facci lui cavaliere bagnato sì come merita?
Dice il signore:
- Fa' ciò che tu vuogli.
Il Genovese mette mano alle brache, e scompisciò l'obbriaco con più orina che non avea beùto malvagía, che ne avea bevuto trenta bicchieri; e scompisciato che l'ebbe, col mazzapicchio gli dié tale in su la gota che s'udì come se fussi stata una gran gotata, e disse:
- Questa è la gotata ch'io ti do; e voglio che per mio amore tu abbi nome messer Cattivo.
E così fu sempre chiamato.
Quando messer Bernabò ebbe assai di queste cose riso, fece portare il corpo di messer Cattivo dal cortile, dov'erano le stalle de' cavalli suoi, e feciolo gittar su un monte di letame, dicendo:
- Tu l'hai fatto cavalier pisciato, e io lo farò cavalier sconcacado; e te, che meriti d'avere onore, voglio che sia a mia provvisione per quello che tu domanderai (e fa venire due bellissime robbe, e donògliele), e come tu hai battezzato lui messer Cattivo, e io voglio battezzar te messer Vinci Orlando.
E così fu sempre chiamato.
A cui vien fatta una cosa o bella o laida, dinanzi a un signore, quando è ben disposto, li vien ben fatto, come venne a questo Genovese: ma a molti è incontrato già il contrario, perché l'animo d'un signore parrà talora cheto, e tra sé medesimo combatte con diverse genti e in diverse parti. Più sicuro saria, a chi 'l può fare, di non s'impacciare, e non sarà impacciato.