ATTO SECONDO
Quadro
primo. Castellani, Castellane, Giorgio, Riccardo, Elvira
Sala con porte laterali. Vedesi per una di esse
il campo ingelese e qualche fortificazioni.
CASTELLANI, CASTELLANE
Ah! dolor! Ah! terror! Ah! terror! Ah! pietà!
Piangon le ciglia si spezza il cor.
L'afflitta morrà d'amor.
Ah! terror! Ah! dolor!
Il duol l'invase.
La vidi errante tra folte piante
Per le sue case gridando va.
Pietà!
Qual dolor!
Si spezza il cor.
Morrà d'amor.
Ahi! qual terror!
(a Giorgio)
Qual novella?
GIORGIO
Or prende posa.
CASTELLANI, CASTELLANE
Miserella! Miserella!
E ognor dolente?
GIORGIO
Mesta ... e lieta ...
CASTELLANI, CASTELLANE
Ma ... non ha tregua?
GIORGIO
Splende il senno … e si dilegua
Alla misera innocente.
CASTELLANI, CASTELLANE
Come mai? Come mai?
GIORGIO
Dirlo poss'io?
Tanto affanno m'ange il seno
Ch'ogni voce trema e muor!
CASTELLANI, CASTELLANE
Ah! favella.
GIORGIO
Voi chiedete?
CASTELLANI, CASTELLANE
Ten preghiam.
GIORGIO
Ah! cessate.
CASTELLANI, CASTELLANE
Ten preghiam.
GIORGIO
Deh! cessate.
CASTELLANI, CASTELLANE
Ten preghiam per quel dolor
Che soffriamo al tuo dolor.
GIORGIO
Ebben, se volete, v'appressate.
Cinta di fiori e col bel crin disciolto
Talor la cara vergine s'aggira,
E chiede all'aura, ai fior con mesto volto:
"Ove andò Elvira? Ove andò? Ove
andò?"
CASTELLANI, CASTELLANE
Misero cor!
GIORGIO
Bianco vestita, e qual se all'ara innante
Adempie il rito, e va cantado: "il giuro";
Poi grida, per amor tutta tremante:
"Ah, vieni, Arturo, ah, vieni, Artur!"
CASTELLANI, CASTELLANE
Ah! quanto fu barbaro il traditor!
Misero cor, morrà d'amor!
GIORGIO
Geme talor qual tortora amorosa,
Or cade vinta da mortal sudore,
Or l'odi, al suon dell'arpa lamentosa,
Cantar d'amor, d'amor.
CASTELLANI, CASTELLANE
Misero cor!
GIORGIO
Or scorge Arturo nell'altrui sembiante,
Poi del suo inganno accorta, e di sua sorte,
Geme, piange, s'affanna e ognor più amante,
Invoca morte, morte.
GIORGIO, CASTELLANI, CASTELLANE
Cada il folgor sul traditor!
Ahi! la misera morrà d'amor!
RICCARDO
(entra con un foglio)
E di morte lo stral non sarà lento!
Alla scure Artur Talbo è
condannato
Dall'Anglican Sovranno
Parlamento.
Ecco il suo fato!
RICCARDO, GIORGIO, CASTELLANI, CASTELLANE
Quaggiù nel mal che questa valle serra,
Ai buoni e ai tristi è memorando esempio
Se la destra di Dio possente afferra
Il crin dell'empio.
RICCARDO
Di Valton l'innocenza a voi proclama
Il Parlamento e ai primi onor lo chiama.
CASTELLANI, CASTELLANE
Qual doglia, Valton, se vedran
tue ciglia
Insana ancor la tua diletta figlia!
RICCARDO
E non v'ha speme alcuna?
GIORGIO
Medic arte n'assicura che una subita gioia,
O gran sciagura postria sanare la mente sua smarrita.
CASTELLANI, CASTELLANE
Qual mai merita Artur pena infinita!
RICCARDO
Il me, duce primiero, parla Cromvello.
Il vil, che ancora è in fuga,
E di sagnue civil bagnò
Inghilterra,
Ite, cercate or voi.
E se sua rea fortuna,
O malizia, lo tragga a questa terra,
Non abbia grazia, né pietade alcuna.
(Partono i castellani e le castellane.)
ELVIRA
(di dentro)
O rendetemi la speme,
O lasciate, lasciatemi morir!
GIORGIO
Essa qui vien … la senti?
GIORGIO, RICCARDO
Oh! com'è grave il suon de'
suoi lamenti.
(Esce Elvira scapigliata. Il volto, il guardo o
ogni passo di Elvira palesano la sua pazzia.)
ELVIRA
Qui la voce sua soave
Mi chiamava e poi sparì.
Qui giurava esser fedele,
Qui il giurava,
E poi crudele, mi fuggì!
Ah! mai più qui assorti insieme
Nella gioia dei sospir.
Ah! rendetemi la speme,
O lasciate, lasciatemi morir!
GIORGIO, RICCARDO
Quanto amor è mai raccolto
In quel volto, in quel dolor!
(Elvira a poco a poco si avvicina a Giorgio, lo guarda, e sforzandosi di
risovvenirsi chi esso sia, gli dice:)
ELVIRA
Chi sei tu?
GIORGIO
Non mi ravvisi?
ELVIRA
(riconoscendolo con allegrezza)
Sì, sì, mio padre … E Arturo? E l'amore?
Parla, parla …
Ah! tu sorridi e asciughi il pianto!
A Imene, a Imen mi guidi … al ballo, al canto!
Ognun s'appresta a nozze, a festa,
E meco in danze esulterà. A festa!
(a Giorgio)
Tu per meco danzerai?
Vieni a nozze. Vien.
(si volge e vede Riccardo, lo prende per mano)
Egli piange!
RICCARDO
O Dio!
GIORGIO
O Dio!
ELVIRA
(a Giorgio)
Egli piange … forse amò.
Piange … amò!
GIORGIO, RICCARDO
Or chi il pianto frenar può?
Chi frenar lo può?
ELVIRA
(a Riccardo)
M'odi, e dimmi: amasti mai?
RICCARDO
Gli occhi affissa sul mio volto,
Ben mi guarda e lo vedrai …
ELVIRA
Ah! se piangi … ancor tu sai
Che un cor fido nell'amor
Sempre vive nel dolor!
GIORGIO
Deh! t'acqueta, o mia
diletta.
Tregua al duol dal cielo aspetta.
ELVIRA
Mai!
RICCARDO, GIORGIO
Clemente il ciel ti fia.
ELVIRA
Mai!
RICCARDO, GIORGIO
L'ingrato obblia, ah, sì!
ELVIRA
Mai!
Ah! mai più ti rivedrò.
Ah! toglietemi la vita
O rendete, rendetemi il mio amor!
RICCARDO, GIORGIO
Ah! sì, fa mia la sua ferita,
Mi dispera e squarcia il cor.
(Elvira si volge in atto furente verso Riccardo e Giorgio. Dopo un poco ella sorride e attegia il volto
alla maniera de' pazzi.)
GIORGIO
Tornò il riso sul suo aspetto.
RICCARDO, GIORGIO
Qual pensiero a lei brillò?
ELVIRA
(crede esser con Arturo)
Non temer del padre mio,
Alla fine lo placherò.
Ah, non temer, lo placherò.
Ogni duolo si andrà in obblio;
Sì, felice io ti farò.
RICCARDO
Qual bell'alma innamorata
Un rival toglieva a me! sì!
GIORGIO
Ella in pene abbandonata
Sogna il bene che perdè! sì!
ELVIRA
Vien, diletto, è in ciel la
luna!
Tutto tace intorno, intorno;
Finché spunti in ciel il giorno,
Ah, vien, ti posa sul mio cor!
Deh! t'affretta, o Arturo mio,
Riedi, o caro, alla tua Elvira;
Essa piange e ti sospira,
Vien, o caro, all'amore.
RICCARDO, GIORGIO
Possa tu, bell'infelice,
Mercè aver di tanto affetto,
Possa un giorno nel diletto
Obbliare il suo dolor, sì.
ELVIRA
Vien, diletto, è in ciel la
luna, ecc
Artur, riedi al primo amor.
RICCARDO, GIORGIO
Ah! Ricovrarti omai t'addice,
Stende notte il cupo orror, sì.
(Parte Elvira.)
GIORGIO
Il rival salvar tu dêi,
Il rival salvar tu puoi.
RICCARDO
Io nol posso.
GIORGIO
No? Tu nol vuoi.
RICCARDO
(con sdegno)
No.
GIORGIO
Tu il salva!
RICCARDO
No, ah! no, ei perirà!
GIORGIO
Tu quell'ora or ben rimembri
Che fuggì la prigioniera.
RICCARDO
Sì.
GIORGIO
E d'Arturo fu colpa intera?
RICCARDO
(quasi sdegnandosi)
Tua favella ormai …
GIORGIO
È vera.
RICCARDO
Parla aperto.
GIORGIO
Ho detto assai.
RICCARDO
Fu il voler del Parlamento,
Se ha colui la pena estrema;
Dei ribelli l'ardimento
In Artur si domerà.
Io non l'odio, io nol pavento,
Ma l'indegno perirà.
GIORGIO
No! Un reo tormento
Or t'invade e acceca … ah! trema!
Il rimorso e lo spavento
La tua vita strazierà.
Se il rival per te fia
spento
Un'altr'alma seco andrà.
RICCARDO
Chi?
GIORGIO
Pensa, o figlio!
Due vittime farai!
E dovunque tu n'andrai
L'ombra lor ti seguirà!
Se tra il buio un fantasma vedrai
Bianco, lieve … che geme e sospira,
Sarà Elvira che s'aggira,
E ti grida: io son morta per te.
Quando il cielo è in tempasta più scuro,
S'odi un'ombra affannosa, che freme,
Sarà Arturo che t'incalza, ti preme,
Ti minaccia de' morti il furor.
RICCARDO
Se d'Elvira il fantasma dolente
M'apparisca e m'incalzi e s'adiri,
Le mie preci, i sospiri,
Mi sapranno ottenere mercè.
Se l'odiato fantasma d'Arturo
Sanguinoso sorgesse d'Averno,
Ripiombarlo agli abissi in eterno
Lo ferebbe il mio immenso furor.
GIORGIO
(abbracciando Riccardo)
Riccardo! Riccardo!
Il duol che si mi accora
Vinca la tua bell'anima.
RICCARDO
Han vinto le tue lacrime …
Vedi, ho bagnato il ciglio.
GIORGIO, RICCARDO
Chi ben la patria adora
Onora la pietà!
RICCARDO
Forse, forse dell'alba al sorgere
L'oste ci assalirà.
S'ei vi sarà …
GIORGIO
S'ei vi sarà? Ei perirà.
RICCARDO
Ei perirà, sì, perirà.
GIORGIO
Mia man non è ancor gelida!
Con te combatterò, sì, sì.
RICCARDO
Se armato ei poi verrà,
Per questa mano ei perirà.
GIORGIO
Sia voce di terror:
Patria, vittoria, vittoria, onor.
Suoni la tromba, e intrepido
Io pugnerò da forte;
Bello è affrontar la morte
Gridando: libertà!
Amor di patria impavido
Mieta i sanguigni allori,
Poi terga i bei sudori
E i pianti la pietà.
RICCARDO, GIORGIO
All'alba!
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