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Giovanni Bertati
Il matrimonio segreto

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  • ATTO PRIMO
    • Scena undicesima. Carolina, poi il Conte
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Scena undicesima. Carolina, poi il Conte

 

Sala. 

 

CAROLINA
Paolino ritarda
Con la risposta, ed io l'aspetto ansiosa;
E allor che qualche cosa
Con ansietà si aspetta
Ogni minuto vi diventa un'ora.
Ma cosa fa che non ritorna ancora?
Quel pur che vedo è il Conte. Un segno è questo
Che il discorso è finito.
Ed ei qui viene senza mio marito.

CONTE

(Non trascuro il momento.) Oh, Carolina!
La sorte è a me propizia,
Perché lontani dall'altrui presenza
Io vi posso parlar con confidenza...

CAROLINA
Ah! Questo è quello appunto
Che bramava ancor io.

CONTE
Lo bramavate, sì? (Ciò mi consola.)
Veramente Paolino
Ve lo dovea dir lui;
Ma pronta l'occasion trovando adesso,
Quello ch'ei vi diria vel dico io stesso.

CAROLINA
Dite, dite, parlate; e voglia il cielo
Che le vostre parole
Diano al mio cuore di speranza un raggio.

CONTE
(Questa già m'ama anch'essa. Orsù, coraggio.)
Ah! mia cara ragazza,
Amor ha un gran poter! Voi che ne dite?

CAROLINA
Quello che dite voi.

CONTE
E quelle debolezze
Che vengono da amor, se ancor son strane,
S'hanno da compatir fra genti umane.

CAROLINA
Io sono certamente
Del vostro sentimento. Or seguitate,
Ditemi tutto il resto.
Se conoscete amor mi basta questo.

CONTE
Quand'è cosi, stringiamo l'argomento.

CAROLINA
Veniamo pure al punto.

CONTE
Io son venuto
Per sposar Elisetta. Ma che serve
Che venuto io ci sia
Quando non ho per lei che antipatia?
E quando a prima vista
M'avete fatto voi vostra conquista?

CAROLINA
Io! Cosa avete detto?

CONTE
Voi cosa avete inteso?

CAROLINA
È questo solo
Quel che avete da dirmi?

CONTE
Questo, sì, questo. E voi che ben sapete
Compatir l'amore,
Scusando il mio trasporto,
Darete all'amor mio qualche conforto.

CAROLINA
E nel momento istesso
Di dover adempiere a un sagro impegno
Manchereste di fede? Io scuso bene
Chiunque si lascia trasportar d'amore,
Ma non uno che manca al proprio onore.

CONTE
Oh, oh! Voi date in serio. Ed io tutt'altro
Mi aspettava da voi.

CAROLINA
Tutt'altro anch'io
Mi credea di sentire.

CONTE
Di sentir cosa?

CAROLINA
Io non ve l'ho da dire.

CONTE
All'onor si rimedia
Sposando voi per lei.

CAROLINA
Questa cosa accordar mai non potrei.
Perdonate, signor mio,
S'io vi lascio, e fo partenza.
Io per essere Eccellenza
Non mi sento volontà,
Tanto onore è riservato
A chi ha un merto singolare,
A chi in circolo sa stare
Con sussiego e gravità.
Io, meschina, vo alla buona.
Io cammino alla carlona,
Son piccina di figura,
Io non ho disinvoltura,
Non ho lingue, non so niente;
Farei torto veramente
Alla vostra nobiltà.
Se un mi parla alla francese,
Che volete ch'io risponda?
Non so dire che Monsiù.
Se qualcuno mi parla inglese,
Ben convien ch'io mi confonda,
Non intendo che addidù.
Se poi vien qualche tedesco,
Vuol star fresco, oh, vuol star fresco!
Non intendo una parola.
Sono infatti una figliuola
Di buon fondo, e niente più.

 

(parte)

 




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