Setting: Interno della foresta. Sorgono in mezzo
le ruine di antica rôcca. È notte. La masnada sdraita per terra.
CORO
Le rube, gli stupri, gl'incendi, le morti
per noi son balocchi, son
meri diporti:
Fratelli! cacciamo quest'oggi la noia,
ché forse domani
ci stràngola il boia.
Noi meniam la vita libera,
vita colma di piacer,
porge un antro a noi ricovero,
serve un bosco di quartier.
Qui ci sfama una pinzochera,
là c'impinza un fittaiuol,
tien Mercurio il nostro bandolo,
è la luna il nostro sol.
Gli estremi aneliti
d'uccisi padri,
le grida, gli ululi
di spose e madri,
sono una musica,
sono uno spasso
pel nostro ruvido
cuore di sasso.
Ma quando quell'ora d'un tratto risuoni
che il boia ne conci pel dì delle feste,
sbrattàti dal fango stivali e giubboni,
cogliam la mercede dell'inclite geste.
Poi tocca la meta del breve cammino
le canne inaffiando dell'ultimo vino . . .
La, rà . . . la la rà . . .
N'andremo d'un salto nel mondo di là.
[Entra Carlo Moor. I Masnadieri s'alzano e lo
salutano.]
CORO
Ben guinto, o Capitano!
CARLO
A qual segno è la notte?
CORO
A mezzo il corso.
CARLO
Dormite, io veglio.
CORO
la rà . . . la la rà . . .
[La masnada si corica e s'abbormenta.]
CARLO
Ti delusi, Amalia!
Tuo per sempre mi credi, ed io per sempre
son diviso da te . . .
[Contempla la masnada; dopo una pausa:]
Anche i malvagi trovano il sonno . . .
ed io nol trovo! . . .
Oh vita, tenebroso mistero! E voi non meno,
morte ed eternità, profondi arcani,
chi vi sa penetrar?
[Cava dalla cintura una pistola]
Quest'arma vile
Franger mi potrebbe il gran sigillo . . .
Frangasi!
[La monta.]
E lo farò per lo sgomento
d'un viver angoscioso?
No, no!
[Getta l'arma.]
Soff rire io voglio;
dee sul dolore trïonfar l'orgoglio.
ARMINIO [entrando]
Tutto è buio e silenzio . . . Esci al cancello,
misero abitator di questa rôca,
giunta è la cena tua.
[S'accosta all'inferriata della torre.]
CARLO [fra sé]
Che sento!
UNA VOCE [di sotterra]
Arminio! Sei tu?
ARMINIO
Son io; ti ciba.
VOCE
Omai la fame mi divorava.
ARMINIO
Addio!
Cala nella tua fossa; è mal consiglio
lo starsene qui teco!
[avviandosi]
Iniquo figlio!
CARLO [tagliandogli la strada]
T'arresta!
ARMINIO [spaventato]
Ohimè! son côlto!
CARLO
Chi sei?
ARMINIO
Pietà, signore!
Son reo . . . non ebbi il core . . .
VOCE
Arminio! . . . Un altro ascolto . . .
CARLO
Chi parla in quella torre?
[Carlo s'appressa al cancello. Arminio cerca impedirglielo.]
ARMINIO
Signor!
CARLO [minaccioso]
Ti scosta! o ch'io . . .
[Arminio fugge. Carlo scrolla ed apre il cancello, entra e ne tira fuori un
vecchio attenuato come uno scheletro.]
MASSIMILIANO
Chi sei? chi mi soccorre? CARLO
Qual voce? . . . il padre mio! . . .
Ombra del Moor! che pena
da' morti a noi ti mena?
MASSIMILIANO
Ombra non son, né privo
di vita ancor.
CARLO [con crescente stupore]
Sotterra
posto non t'han?
MASSIMILIANO [accennando il sotterraneo]
Sì, vivo
là dentro!
CARLO
Oh cielo e terra!
Qual anima d'inferno
vi ti cacciò?
MASSIMILIANO
Mio figlio
Francesco.
CARLO
Oh caos eterno!
MASSIMILIANO
Odi, ed inarca il ciglio!
CARLO
Oh caos eterno!
MASSIMILIANO
Un ignoto, tre lune or saranno,
mi narrò che il mio Carlo era spento;
svenni, oppresso da subito affanno,
e creduto fu morte il sopor.
Risensando, mi trovo serrato
fra quattr'assi: mi scuoto, lamento . . .
S'alza il panno . . . Francesco ho da lato.
«Come? (esclama) risusciti ancor?»
Ricomposto e qui tratto il ferétro,
ne levàro il coperchio di nuovo;
«Rovesciate laggiù quello spettro,
troppo ei visse!» mio figlio gridò.
Preghi, pianti suonarono invano,
m'han gittato in quell'orrido covo:
e fu desso, il mio figlio inumano,
che dell'antro le porte serrò.
[Sviene.]
CARLO [rimane alcun tempo senza moto: tornato in sé stesso spara una
pistola.]
Destatevi, o pietre!
CORO [balzando in piedi]
Che fu? chi n'assale?
CARLO [additando loro Massimiliano svenuto]
Vedete quel vecchio? sotterra vivente
l'han fitto le branche d'un figlio infernale!
E quegli è mio padre!
CORO [stupiti]
Quel vecchio cadente?
CARLO
Vendetta, vendetta! La grido a' tuoi cieli,
Divin Punitore di tutti i perversi!
Che tenebra eterna lo sguardo mi veli
se pria dell'aurora quel sangue io non versi.
E voi, Masnadieri, quest'oggi sarete
ministri dell'alta Giustizia divina!
Piegate le fronti! nel fango cadete
dinanzi al Potente ch'a tal vi destina:
Poi tutti sorgete sublimi, tremendi
com'angeli d'ira!
[I Masnadieri s'inginocchiano.]
CORO
Che vuoi? ce l'apprendi.
CARLO [pone una mano sul vecchio svenuto.]
Giuri ognun questo canuto
santo crin di vendicar!
CORO
Ti giuriam questo canuto
santo crin di vendicar!
CARLO
Di qui trarmi il parricida
dal banchetto o dall'altar!
CORO
Di qui trarti il parricida
dal banchetto o dall'altar!
CARLO
Di serbarlo al ferro mio
vivo, intatto!
CORO [sorgendo impetuosi]
Lo giuriam!
Struggitrice ira di Dio,
la tua spada oggi noi siam.
[Fuggono tutti in tumulto. Carlo rimane e s'inginocchia innanzi al padre.]
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