Scena quindicesima [bis]. Don
Profondo. Due servi portano una tavola, sulla quale v’è carta, penne, ecc
Don Profondo
(ch’entra ridendo)
Bravo il Signor Ganimede!
Se la Contessa il sa, gli cava gli occhi.
Ma tempo non perdiamo; del Barone
or qui deggio eseguir la commissione.
Degli effetti facciam presto la lista,
onde tutto sia all’ordine ed in vista.
(siede davanti alla sudetta tavola)
(parlante)
Io!
(in musica)
Medaglie incomparabili,
camei rari, impagabili,
figli di tenebrosa,
sublime antichita.
In aurea carta pecora
dell’academie i titoli,
onde son membro nobile
di prima qualità.
Il gran trattato inedito
sull’infallibil metodo
di saper ben distinguere,
a prima vista ognor
l’antico del moderno,
di fuori e nell’interno,
ne’ maschi, nelle femine,
e in altri oggetti ancor.
Lo spagnolo!
Gran piante genealogiche
degli avoli e bisavoli,
colle notizie storiche
di quel che ognuno fu.
Diplomi, stemmi e croci,
nastri, collane ed ordini,
e, grosse come noci
sei perle del Perù.
La polacca!
L’opere più squisite
d’autori prelibati,
che vanto sono e gloria
della moderna età.
Disegni colorati
dell’alto Pic terribile
d’Harold, Malcolm e Ipsiboe
il bel profil qui sta.
La francese!
Scatole e scatoline,
con scrigni e cassettine,
che i bei tesor nascondono
sacri alla Dea d’amor.
«Badate: è roba fragile!»
qui chiuso, già indovino,
sta il nuovo cappellino,
con penne, merli e fior.
Il tedesco!
Dissertazione classica
sui nuovi effetti armonici,
onde i portenti anfionici
ridesteran stupor.
De’ primi Orfei teutonici
le rare produzioni,
di corni e di tromboni
modelli ignoti ancor.
L’inglese!
Viaggi d’intorno al globo,
trattati di marina;
oriundo della China
sottil perlato thè.
Oppio e pistole a vento,
cambiali con molt’oro
i bill, ch’il parlamento
tre volte legger fe’.
Il francese!
Varie del Franco Orazio,
litografie squisite,
pennelli con matite,
conchiglie coi color.
«Son cose sacre.» Ah! intendo...
Ritratti e bigliettini,
con molti ricordini
de’ suoi felici amor.
Il russo!
Notizia tipografica
di tutta la Siberia,
con carta geografica
dell’Ottomano imper.
Di zibellini e martore
preziosa collezione,
con penne di cappone
pe’ caschi, e pe’ cimier.
(si alza)
Sta tutto all’ordine, - non v’è che dire;
né più a partire - si può tardar.
Or l’inviato - certo è tornato;
de’ snelli e rapidi - destrier frementi
già parmi udire - lo scalpitar.
Sferze e cornette - percoton l’aere,
le bestie struggonsi - di galoppar.
Il gran momento - è omai vicino;
più bel destino - no non si dà,
e il cor dal giubilo - balzando va.
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