Scena quarta. Il Poeta, Zaida ed Albazar
[Recitativo]
POETA
Brava!
Intesi ogni cosa:
Voi siete, Zingarella, spiritosa.
Qual è la vostra patria?
ZAIDA
Ebbi la vita
Del Caucaso alle falde.
POETA
E qual ventura
Da sì lontane terre
Qui vi tragge raminga?
ALBAZAR
I casi nostri sono un romanzo.
POETA
(Buono!)
Sarete stata certo
In qualche serraglio.
ZAIDA
Un dì felice schiava
In Erzerum vissi
Di Selim Damelec.
ALBAZAR
E i mali suoi
Han principiato di là.
POETA
Cosa v'avvenne?
ZAIDA
Udite:
Egli mi amava, e sposarmi volea:
Le mie rivali
Mi fanno agli occhi suoi
Infida comparir:
Cieco e furente
Lo rende gelosia,
Ed impone a colui che morta io sia.
Albazar mi salvò. Lungo sarebbe
Il dir quanto soffersi, in quanti modi
Crudo destin m'offese,
Come qui, con tal gente, in questo arnese.
POETA
Un bel pensier mi viene
Che può farvi felice.
ZAIDA
In qual maniera?
POETA
Debbe arrivar stasera
Un certo Principe
Turco, il qual viaggia
Per visitar l'Italia, ed osservar
I costumi Europei.
ZAIDA
Mi sembra strano
Che salti in testa a un Turco
Questa curiosità.
POETA
Il caso è molto raro in verità.
Ma pur sicuramente egli è aspettato;
Anzi gli han preparato
Un palazzo magnifico, e una festa.
Pochi giorni qui resta,
Poi ritorna in Turchia:
Dov'ei conosca la fé del vostro core
Si farà coll'amante mediatore.
Dite: miglior idea ...
ALBAZAR
Trovar non si potea.
ZAIDA
Facil vi fia al Principe
l'ingresso?
POETA
Se a Selim ritornarvene bramate
Lasciate fare a me.
ZAIDA
Sì: non ho pace
Lunge di lui
Benché con me crudele
L'amo, l'amai:
Sempre gli fui fedele.
(Partono per il colle.)
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