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Gaetano Rossi Semiramide IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena quinta. Arsace. Due Schiavi recando una cassetta chiusa
Eccomi alfine in Babilonia. È questo Di Belo il tempio -Qual silenzio augusto! Più venerando ancor rende il soggiorno Della divinità! Quale nel seno Fra l’orror delle pugne, ora si desta, Del nume formidabile all’aspetto, Insolito terror, sacro rispetto. E da me questo Nume Che può voler? Morendo il genitore Cenno di Semiramide mi chiama Rapido alla sua reggia... ed anelante Ad Azema, al su ben l’ardente core Qui volava sull’ali dell’amore. Ah! quel giorno ognor rammento Che fra barbari potei Oh! come da quel dì - Tutto per me cangiò! Quel guardo mi rapì - Quest’anima avvampò. Il ciel per me s’aprì - Amore m’animò... D’Azema e di quel dì - Scordarmi mai saprò. Ministri, al gran Pontefice annunziate
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