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Gaetano Rossi Semiramide IntraText CT - Lettura del testo |
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Scena ottava. Azema, indi Idreno
Azema O me felice! Arsace, L’amato bene in Babilonia! A’ miei Fervidi voti l’inviar gli Dei. Potrò alfin...
Idreno Principessa, La grand’ora s’appressa in cui deciso Sarà il destino dell’Assiria, e il mio. Parla una volta, di’, sperar poss’io Il tuo cor, la tua destra?
Azema Di mia destra Dispone Semiramide.
Idreno E il tuo core? Tu taci? Dunque un più felice amore? Assur! ei solo il mio rival: Ma noto Assur non t’è? potresti Tu amarlo?
Azema Assur è a me ben noto, e mai Da me un solo pensier, da me un sospiro Ottenne ancor, né otterrà mai.
Idreno Respiro. Ah dov’è, dov’è il cimento! Già di me maggior mi sento. Tu mi rendi la speranza, Nuovo in me ridesti ardir. D’un rival la rea baldanza Io già avvampo di punir. E se ancor libero - È il tuo bel core; Di quel che accendimi - Tenero amore In seno almeno - Senti pietà. Più fida un’anima - Non troverai; Tu sola l’idolo - Cara, sarai; Che ognora Idreno - Adorerà. (parte)
Azema Se non avesse e meritasse Arsace Tutti gli affetti miei, Sento che Idreno solo amar potrei. (parte)
Giardini pensili.
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