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Luigi Romanelli
La pietra del paragone

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  • ATTO PRIMO
    • Scena ottava. Donna Fulvia, indi Pacuvio
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Scena ottava. Donna Fulvia, indi Pacuvio

 

Fulvia
Dove mai si cacciò? la rosa al Conte
Io vorrei presentar: ma se Pacuvio...
Eccolo; ebben?

Pacuvio
Già la sestina è fatta;
E che sestina! il Conte
Le ciglia inarcherà.

Fulvia
Questa è la rosa.

Pacuvio
Bella!

Fulvia
Sentiam.

Pacuvio
No, prima
Voglio farvi sentir come ho cambiata
L'aria che poco fa vi ho recitata.

Fulvia
Forse non vi piacea?

Pacuvio
Quand'è ch'io faccia
Cosa che non mi piaccia?

Fulvia
Perché dunque?..

Pacuvio
Ascoltate
Come una lingua patetica e burlesca
Parli all'ombra del mago una fantesca.

«Ombretta sdegnosa
Del Missipipì
Non far la ritrosa,
Ma resta un po' qui. »

«Non posso, non voglio,»
L'ombretta risponde:
«Son triglia di scoglio,
Ti basti così.»

E l'altro ripiglia:
«Sei luccio, non triglia
Qui nasce un insieme:
Chi piange, chi freme.
Fantesca - «Sei luccio
Ombretta - «Son triglia
Fantesca - «Ma resta
Ombretta - «Ti basti,
Ti basti, t'arresta,
Non dirmi così.»
(in atto di partire)

Fulvia
(seguendolo)
Bravo, bravo, bravissimo!

Pacuvio
(retrocedendo)
Eh... che dici?
Di quel «Missipipì»?.. pipì... pipì...
Quel mi basta cosi?.. quel contrapposto
Fra luccio e triglia non t'incanta?

Fulvia
È vero.

Pacuvio
Bizzarria di pensiero,
Sorpresa, novità...

Fulvia
(a Pacuvio)
Il Conte appunto è qua.




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