Conte
(In favor di Clarice
Mi parla il cor; ma consiglier non saggio
Egli è sovente. Or si vedrà.)
(in atto di traversare il giardino)
Pacuvio
(a Fulvia)
Coraggio.
Fulvia
(al Conte)
Serva sua.
Conte
Mia padrona.
Pacuvio
(al medesimo)
A voi s'inchina
Il Pindarico.
Conte
(a Pacuvio)
Addio.
Pacuvio
(a Fulvia)
(Fuori la rosa.)
(prima al Conte, ch'è in atto di partire, poi a
Fulvia con impazienza)
Un momentin... (fuori la rosa.)
Fulvia
(Aspetta.)
Pacuvio
(come sopra)
(Fuori la rosa, o recito.)
Fulvia
(Che fretta!)
Conte
(Sarà qualcuna delle sue.)
Fulvia
(vuol presentar la rosa al Conte)
Scusate...
Pacuvio
Zitto per or: voi state
Ferma così, di presentarla in atto.
Conte
(È un vero ciarlatan, ma sciocco e matto.)
Pacuvio
Parlo in terza persona.
(mettendosi fra il Conte e Donna Fulvia, che sta in atto di presentar la
rosa)
«Io v'offro in questa rosa spampanata
La mia lacera, stanca e pelagrosa
Alma, che sul finir di sua giornata
Dir non saprei se sia gramigna o rosa.»
Genere petrarchesco.
Conte
In quanto a me lo chiamerei grottesco.
Pacuvio
(prima al Conte, poi a Donna Fulvia)
Anche. Or date la rosa.
Fulvia
Eccola.
Conte
Grazie.
Pacuvio
Agli ultimi due versi.
«L'ho raccolta per voi di proprio pugno:
E quando? nel maggior caldo di giugno.»
Conte
Ora siamo in aprile.
Pacuvio
Non importa.
In grazia della rima un cronichismo
Di due mesi è permesso:
Virgilio somaron facea lo stesso.
Conte
Ah, ah, ah... cronichismo... ah, ah... Virgilio...
Virgilio somaron... (quanti spropositi!)
Ah, ah, ah...
Pacuvio
(a Fulvia, ch'è restata attonita)
Lo vedete? a' versi miei
Mai non manca un effetto.
Conte
(appoggiandosi ad una pianta)
Oh Dio! non posso più.
Pacuvio
(a Fulvia che si stringe nelle spalle, conducendola via)
Non ve l'ho detto?