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Luigi Romanelli
La pietra del paragone

IntraText CT - Lettura del testo

  • ATTO SECONDO
    • Scena quarta. Giocondo solo
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Scena quarta. Giocondo solo

 

Giocondo
Oh come il fosco impetuoso nembo
Ci separò!.. Clarice, il Conte invano
Chiamai sovente, e più l'altrui mi calse,
Che il mio periglio... Or tutto è calma, e solo
Regna nel petto mio tempesta eterna.
La mia tiranna io mi figuro in braccio
All'amico rival... sparsa le chiome...
Pallida... ansante... e lui veder mi sembra,
Che al sen la stringe... Ia conforta... e pasce
L'avido ciglio in quella,
Fatta dal pianto e dal timor più bella.

Quell'alme pupille
Io serbo nel seno:
Ma un guardo sereno
Non hanno per me.

Deh! Amor, se merita
Da te mercede
La sempre candida
Mia lunga fede,
Fa' ch'io dimentichi
Sì gran beltà.

Tu fosti origine
Del mio dolor:
Tu l'opra barbara
Correggi, Amor.
(in atto di partire)




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