Scena
quarta. La
Marchesa Clarice, cui di dentro risponde il Conte Asdrubale ad imitazione dell'eco
Clarice
Quel dirmi, oh dio! non t'amo...
Conte
T'amo.
Clarice manifesta la sua sorpresa.
Clarice
Pietà di te non sento...
Conte
Sento.
Clarice
(E il Conte... ah! sì... proviamo
Se mi risponde ancor.)
È pena tal, ch'io bramo...
Conte
Bramo...
Clarice
Che alfin m'uccida amor.
Conte
Amor.
Clarice
Al fiero mio tormento...
Conte
Mento...
Clarice
Deh! ceda il tuo rigor.
Conte
Rigor.
Clarice
Eco pietosa...
(tendendo l'orecchio)
Su queste sponde...
(come sopra)
(Più non risponde.)
Tu sei la sola,
Che mi consola
Nel mio dolor.
Quella che l'eco mi facea, del Conte
Era certo la voce: ei con quest'arte
Si scoperse abbastanza.
«Amo, sento», egli disse, e «bramo amore»;
E quel che assai più val, «mento rigore».
La Baronessa e Donna Fulvia invano
Gareggiano con me,
Seppur non c'infinocchia tutte e tre.
Questo non crederei. Là fra quei rami,
Per meglio assicurarmi
Degli andamenti suoi, vado a celarmi.
(parte)