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Luigi Romanelli
La pietra del paragone

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  • ATTO PRIMO
    • Scena quattordicesima. La Baronessa e Donna Fulvia; indi Pacuvio di ritorno con Macrobio
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Scena quattordicesima. La Baronessa e Donna Fulvia; indi Pacuvio di ritorno con Macrobio

 

Baronessa
Come va, Donna Fulvia? mi sembrate
Alquanto malinconica.

Fulvia
Io? no certo:
Anzi sono allegrissima. (Vorrebbe
Scoprir terreno.) E voi mia cara, siete
Di buon umore?

Baronessa
Altro che buono! eppoi
Mi si conosce in fronte.

Fulvia
(Che rabbia!)

Baronessa
(Freme)

Fulvia
Avete visto il Conte?

Baronessa
(Oh! qui mi cascò l'asino.)
L'ho visto poco fa.

Fulvia
Sì? che vi disse?

Baronessa
Se l'avete ascoltato! era galante
Oltre il costume.

Fulvia
(Ah maledetto!) Io sempre
L'ho trovato così: gentile, ameno...

Macrobio
(a Pacuvio)
Non ho tempo, non posso; e il foglio è pieno:
La volete capir? M'inchino a queste
Leggiadrissime dame.

Baronessa
Io vi cercava
Per andare al passeggio.

Pacuvio
(con enfasi)
È una sestina
Da stamparsi, o Macrobio, in carta pegola.

Baronessa
(ridendo di Pacuvio)
Ah, ah, ah...

Fulvia
(Che pettegola!
Di tutto ride.)

Macrobio
(a Pacuvio che insiste)
E inutile: ho due cento
Articoli pro e contra preparati,
Che in sei mesi saran già consumati.
(ora ad esso, ora alle altre)
Son tanti i virtuosi
E di ballo e di musica, clienti
Del mio giornal, che diverrà frappoco
L'unico al mondo. Infatti figuratevi
D'essere in casa mia. Questo è il mio studio:
Qui ricevo, e frattanto
Nel cortil, per le scale, in anticamera,
Un non so qual, come di mosche o pecchie,
Strano ronzio si ascolta:
Piano, piano, signori; un po' per volta.

Chi è colei che s'avvicina?
È una prima ballerina:
(finge che la ballerina parli ella stessa)
«Sul Teatro di Lugano
Gran furor nel Solimano! »
(finge di prendere del denaro)
Mille grazie, siamo intesi:
Il giornal ne parlerà.

D'una prima cantatrice
Vien la mamma sola, sola.
(come sopra)
«Nel Traiano alla Fenice
Gran furor la mia figliuola!»
(come sopra)
Mille grazie; siamo intesi:
Il giornal ne parlerà.

La Fiammetta col fratello,
Altra prima sul cartello.
(come sopra)
Mille grazie; siamo intesi:
Il giornal ne parlerà.

Ma la folla già s'accresce;
Tutti udir non mi riesce.
Virtuosi d'ogni razza,
Che ritornano alla piazza,

Bassi, musici e tenori,
Pappagalli e protettori:
Osservate che scompiglio!
Che bisbiglio qui si fa!

Largo, largo... ecco il Maestro,
Il Maestro Don Pelagio:
Baci, amplessi... adagio, adagio...
Ma chi è mai quest'altro qua?

E il Poeta Faccia fresca,
Che non sa quel che si pesca.
Quante ciarle! Sì, signore,
Voi farete un gran furore:
Questa musica è divina;
Più bel dramma non si dà.

Il Poeta con le carte...
Il Maestro con la parte...
Giusti Dei! che assedio è questo:
Chi mi salva per pietà?
(parte con la Baronessa)

Pacuvio
Trovar saprò ben io
Qualch'altro giornalista, che abbia a cuore
Il suo guadagno sì, ma più l'onore.
(parte con Fulvia)

 

Giardino, come sopra.




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