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Luigi Romanelli
La pietra del paragone

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  • ATTO SECONDO
    • Scena quinta. La Marchesa Clarice e detto; indi Macrobio, il Conte e la Baronessa
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Scena quinta. La Marchesa Clarice e detto; indi Macrobio, il Conte e la Baronessa

 

Clarice
(chiamandolo)
Ehi... Giocondo... Giocondo...

Giocondo
(con sorpresa)
Oh!.. sola? e dove
Lasciaste il Conte?

Clarice
Non sì tosto il cielo
Tornò seren, ch'ei s'innoltrò nel bosco
Con alcuni de' suoi, di due villani
Lasciando a me la scorta: io nel vedervi
Li congedai.
(alludendo al temporale)
Ma che paura!

Giocondo
(con qualche caricatura)
Il Conte
L'avrà temprata. Io sì, Clarice, io privo
D'ogni conforto, l'Austro frema, o spiri
Il Zefiro soave...

Clarice
E torni sempre
Te stesso a tormentar, né puoi scordarti?..

Giocondo
(interrompendola con trasporto)
Io scordarmi di te?

Clarice
Se pace brami...

Giocondo
(egualmente)
Io pace? eh come? a farmi guerra eterna
Tre nemici ho nel sen: la tua fortuna,
L'amor mio, l'amistà; quella involarti;
Questa tradir non lice; e Amor frattanto
Pretende invan della vittoria il vanto.

Clarice
Alla fortuna rinunziar non fora
Per generoso cor difficil opra:
Ma rinunziar, Giocondo,
Tu all'amistà non devi,
Io non posso all'amor.

Giocondo
(con molta passione)
Né un raggio almeno
Di remota speranza...

Clarice
Invan.

Giocondo
Del Conte
Il non mai stanco dubitar...

Clarice
Deh! lascia
Ch'io mi lusinghi.

Giocondo
Il tempo
Cangia talor gli umani affetti.

Clarice
È vero;
Non so negarlo.

Giocondo
E tu potresti un giorno
Riacquistar la libertà primiera.

Clarice
(Mi fa pietà.)
Dunque ti calma, e spera.

Spera, se vuoi, ma taci:
Io ti prometto amore;
Seppur da' lacci il core
Un giorno io scioglierò.

Intanto comparisce Macrobio e chiama il Conte ch'egli vede da lontano. Da un'altra parte sovraggiunge la Baronessa.

Giocondo
Ai dolci accenti tuoi
Dove mi sia, non so.

Baronessa
(ad alta voce accennando Clarice e Giocondo)
Macro...

Macrobio
Ma zitto... (bestia!)
(al Conte per canzonarlo)
Dite? colei che fa?
(ironicamente e con enfasi)
La prima fra le vedove,
Che vanti fedeltà.

Conte
(alla Baronessa ed a Macrobio senza manifestarsi agli altri due)
Bravissimi! bravissimi!
Femmina è sempre femmina:
Amoreggiar lasciamoli
Con tutta libertà.

Baronessa
(a Macrobio)
(L'affar diventa serio:
Ci ho gusto in verità.)

Giocondo
(a Clarice)
Mi promettete amore?

Macrobio
(al Conte sempre nella medesima aria)
Amore!

Conte
Poverino!

Clarice
(a Giocondo)
Consulterò il mio core.

Macrobio
(come sopra)
Il core!

Conte
(mostrando disinvoltura)
Va benino.
(Che faccia quel che vuole:
Le donne io so pesar.)

Comparisce in distanza il coro de' cacciatori.

Macrobio
(Il capo assai gli duole,
E nol vorria mostrar.)

Giocondo
(a Clarice)
(Per me comincia il sole
Quest'oggi a scintillar.)

Clarice
(a Giocondo)
(Son semplici parole
Per farti almen sperar.)

Baronessa
(Ma queste non son fole,
Son fatti da mutar.)

Conte
(a Clarice con forza, avanzandosi e scoprendosi)
Donna di sensi equivoci,
Piena d'astuzie e cabale,
Ch'io sono a torto incredulo.
Potrai lagnarti ancor?

Clarice, Baronessa, Giocondo e Macrobio
(la Baronessa, Macrobio e il Conte alludendo agli altri due, e questi a se stessi)
Qual d'improvviso fulmine
Insolito fragor!




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