Scena seconda. Il Conte Alberto,
accompagnato da un domestico, il quale, dopo aver gettato la valigia del
padrone a canto a quella di Don Parmenione si
addormenta sopra una panca, Martino
Alberto
Il tuo rigore insano
fiero destin, sospendi:
quel Dio d'amore offendi,
che scorta mia sia fa.
Tu gli elementi invano
a danno mio fomenti;
di te, degli elementi
amor trionferà.
(Tuono e lampo.)
Martino
Misericordia!.. Aiuto!
(cade con la sedia)
Alberto
Chi è là?
Parmenione
Siam noi.
Alberto
Chi siete?
Parmenione
Dal tempo trettenuto
qui un forestier vedete.
Alberto
E la cagion medesima
me pur condotto ha qua.
Martino
E chi sa quando il diavolo
da qui ci porterà!
Parmenione
Dunque facciamo un brindisi
con questo vin perfetto.
Alberto
L'amico invito accetto
di vostra urbanità.
(Stando in piedi empiono i bicchieri mentre timoroso Martino sta in disparte
osservandoli.)
Parmenione e Alberto
Viva Bacco, il Dio del vino,
viva il sesso femminino!
che al piacer ogni alma desta,
che fa i cori giubilar;
e anche in mezzo alla tempesta
sa i perigli disprezzar.
Martino
Che terribile destino
a tal pazzi star vicino!
Riscaldata han già la testa
non san più cos'han da far;
ma già un fulmine la festa
viene or ora a terminar.
(Toccano i bicchieri e li vuotano, poi si rimettono a sedere.)
Alberto
Grato conforto è l'incontrar per viaggio
un passaggier cortese!
Parmenione
Il fortunato
in caso tal son io.
Alberto
Bene obbligato.
Se v'aggrada, possiamo
a Napoli recarci in compagnia.
Parmenione
Quella, signor, non è la strada mia.
Martino
Come!
Parmenione
A che c'entri tu?
Alberto
Me ne dispiace;
perché in paese ignoto
fra tanta oscurità può facilmente
l'un per l'altro cammin prendere in fallo,
chi solo, come me, viaggia a cavallo.
Parmenione
Esser deve l'affar di gran premura,
che a Napoli vi chiama.
Alberto
Un matrimonio.
Parmenione
Bravo!
Alberto
Certo.
Parmenione
La sposa
voi conoscete?
Alberto
Oibò. Molto impaziente
sono anzi di vederla, e giacché parmi
che la tempesta omai sia per finire,
con vostra permission voglio partire.
Parmenione
Come v'aggrada.
Martino
E noi?
Parmenione
Taci.
Alberto
Su presto
la valigia riprendi, andiam, che ho fretta.
Vi ringrazio di nuovo, e vi saluto.
Parmenione
Mille felicità.
Alberto
Molto tenuto.
(Alberto scuote il suo servo, che, non ben desto ancora, prende senza
avvedersi la valigiadell'altro
forestiere per quella del suo padrone, e lentamente con lui
s'allontana.)
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