Scena undicesima. Ernestina indi Alberto
Ernestina
Oh qual destino è il mio! Perdo un ingrato
che mi sedusse: a vagheggiarmi un nuovo
amante arriva, e questi...
Alberto
Oh alfin vi trovo!
Ernestina
Che cercate, signor?
Alberto
Ragione io cerco
dell'insulto sofferto.
Ernestina
E sostenete ancor?..
Alberto
D'essere Alberto.
Ernestina
Il vostro ardir.
Alberto
E' quell'ardir, che nasce
dal vero onor. Da un impostor tradito,
dall'apparenza condannato io sono;
ma il dritto mio, lo sbaglio vostro in breve
risarcito sarà.
Ernestina
Qualunque dritto
meco, signor, voi richiamate invano,
che vostra esser non può mai questa mano.
Alberto
Voi dunque in mio danno
i torti vostri agli altrui torti unite?
Se un preventivo e fortunato affetto
occupa il votro cor, approvo e lodo
sì bella ingenuità, ma se v'induce
un error tanto ingiusto ad insultarmi,
trovar la via saprò di vendicarmi.
D'ogni più sacro impegno
sciolta pur sia la fede,
amor da voi non chiede
chi amor per voi non ha.
Pera, chi vuol costringere
d'un cor la libertà.
Ma se un sopetto indegno
di soverchiarmi intende,
quel generoso sdegno,
che il mio decoro accende,
dalla ragione armato,
un vano ardir confondere,
e impallidir farà.
(parte)
Ernestina
Quei fermi accenti, quel sicuro aspetto
nel mirar, nel sentire,
impossibile par ch'abbia a mentire.
|