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Giacomo Ferretti
Torquato Tasso

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  • ATTO PRIMO
    • Scena prima. Alcuni cavalieri si avanzano dalla porta dell'appartamento del Duca parlando sommessamente fra loro; indi Don Gherardo dal colonnato in fondo; poi Ambrogio dalle stanze del Tasso
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Scena prima. Alcuni cavalieri si avanzano dalla porta dell'appartamento del Duca parlando sommessamente fra loro; indi Don Gherardo dal colonnato in fondo; poi Ambrogio dalle stanze del Tasso

 

CORO
Due rivali, un invidioso,
un poeta innamorato,
un ridicolo geloso
stanno in corte a recitar,
e ci fanno rallegrar.
Ma che al povero Torquato
si prepari una tempesta,
ho un sospetto nella testa,
e comincio a paventar,
che sia prossima a scoppiar.

GHERARDO
(di dentro; indi in scena)
Come! No! Davvero? Niente?
Via, movetevi, cercate.

CORO
Don Gherardo! Lo ascoltate?
Già comincia a interrogar,
(fra loro)
e ha la febbre di ciarlar.
Sconcertata è la sua mente;
va di trotto alla follia;
ché una fredda gelosia
col continuo martellar
notte e lo fa tremar.

I Cortigiani si ritirano passeggiando fra le colonne; india
poco a poco si avvicinano complimentando Don Gherardo.

GHERARDO
Fra tutti quanti i punti
ch'io metto in voce o scrivo,
all'interrogativo
la preminenza io .
Senza di lui sol d'asini
pieno sarebbe il mondo;
dottor, se non interroga,
nessun mai diventò.
Così pescando al fondo
io vo d'ogni mistero;
così per bianco il nero
io mai non comprerò.
(scorgendo i cortigiani, e con somma volubilità,
interrogando or l'uno, or l'altro)
Di qua passato è il Tasso!
Ebbe nessun invito?
Il Duca è andato a spasso?
Il segretario è uscito?
Qual delle due Eleonore
finor cercò di me?
L'ambasciador di Mantova
udienza avrà solenne?
È cifra diplomatica?
Si sa per cosa venne?
Il Duca è bieco od ilare?
E la Scandiano ov'è?
Ma almeno qualche sillaba
dal labbro sprigionate...
Per Bacco! Come statue
udite, e non parlate!
che mummie da piramidi!
Mi fate rabbia affé!

CORO
Se respirar più liberi,
signor, non ci lasciate,
voi tanti imbrogli a chiederci,
invan vi affaticate.
Ma, zitto, o di rispondervi
possibile non è.

GHERARDO
Ma or che il domestico
del gran Torquato
stupido, stupido
vien da quel lato,
se qui l'interrogo
di buona grazia,
come un oracolo
risponderà.

CORO
Signor, giudizio!
Vi farà piangere
la vostra incommoda
curiosità.

GHERARDO
Eh! via, sciocchissimi!
Mi fate ridere.
Un uom di merito
sa quel che fa.
(Don Gherardo afferra per un braccio Ambrogio,
ch'esce dalle stanze del Tasso, e traendolo con
violenza sull'innanzi della scena, rapidamente
lo interroga)

GHERARDO
Che Torquato, compone?

AMBROGIO
sì.

GHERARDO
Innamorato sospira?

AMBROGIO
No.

GHERARDO
D'un'Eleonora discorre?

AMBROGIO
sì.

GHERARDO
Ma quale adora? Sai dirlo!

AMBROGIO
No.

GHERARDO
Come in un'estasi delira?

AMBROGIO
sì.

GHERARDO
Di me non brontola geloso?

AMBROGIO
No.

GHERARDO
Così laconico rispondi?

AMBROGIO
sì.

GHERARDO
Ed altro dirmene sapresti?

AMBROGIO
No.

GHERARDO
Quell'economico
tragico stile
tutta sconvolgere
mi fa la bile!
Bestiaccia inutile!
Vattene al diavolo!
stupido, zotico, bufalo,...

AMBROGIO
No.

CORO
Nell'acqua semina!
Sbagliò l'astuto!
(beffando Don Gherardo)
Ah! Ah! che ridere!
Nulla ha saputo.
Il nuovo oracolo
restò in silenzio.
Son tutte chiacchiere.
Nulla svelò.

GHERARDO
(Novello Tantalo
muoio di sete!)
(ad Ambrogio, poi ai cavalieri)
Con me tu reciti?
Ma non ridete!
(Ah! che una sincope
sento per aria.)
(ai cavalieri)
Son ciarle inutili.
Tutto saprò.

AMBROGIO
(Domande scarica!
Il sordo io faccio.
Segue ad insistere!
Sorrido e taccio.
Io son politico,
non casco in trappola;
(da sé con aria di contegno politico)
da lui mi libero
col sì, col no.)

I cavalieri si disperdono, e parte entrano nella sala del
Duca, parte dalla duchessa.

GHERARDO
Scortese! A un Don Gherardo,
che tien Lincèo lo sguardo,
che tutto seppe, tutto penetrò,
secco, secco rispondi: un sì, o un no!
Dove vai? Perché vai?
Eleonora Scandian vedesti mai
muover furtiva il passo
alle stanze del Tasso?
L'Eleonora, che ha fitta nel pensiero
è quella? Non è vero?
L'enigma scioglier puoi? Perché negarlo?

AMBROGIO
Per far servo e non dir. Faccio e non parlo.
(entra nelle stanze di Roberto Geraldini, e ne chiude
la porta)

GHERARDO
Entrò da Geraldini? Ergo Torquato
l'avrà da lui mandato. Ah! Se potessi
fiscaleggiar questo Roberto, a cui
anonima non è quella segreta
febbre d'amor che logora il poeta!
(tende l'orecchio, indi s'appressa vicinissimo alla porta
di Geraldini per udire ciò che dicono in quelle stanze)
Che brutto vizio! Parlano fra i denti!
S'appressan:
(ripetendo, come udisse)
«
Fra momenti
da Torquato verrò.»
Al varco, quando n'esce il coglierò.
E se non parla? E se lo svela amante
dalla Scandian riamato?
Amato lui?... Perché?... Per quattro rime?
Son donne!... Ohimè! La gelosia mi opprime!
(entra nell'appartamento del duca)

Ambrogio nel tempo delle ultime parole di Don Gherardo esce
dalle stanze di Geraldini, e ritorna in quelle di Torquato.





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